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Alpinisti morti sul Monte Disgrazia: gli "scalatori amici" divisi solo per l’addio / FOTO

Due amici veri Giuseppe Ravanelli e Giuseppe Gritti. Si sono conosciuti a scuola e quando sono diventati più grandi hanno scoperto com’era bello salire insieme verso il cielo, sulle alture dei monti, aggrappati alla roccia con le mani forti. Non si sono mai più persi di vista (LE FOTO) di Antonio Caccamo

Lacrime e dolore ai funerali di tre dei quattro alpinisti brianzoli morti in Val Masino

Sulbiate (Monza), 4 settembre 2014 -  Due amici veri Giuseppe Ravanelli e Giuseppe Gritti. Si sono conosciuti a scuola e quando sono diventati più grandi hanno scoperto com’era bello salire insieme verso il cielo, sulle alture dei monti, aggrappati alla roccia con le mani forti. Non si sono mai più persi di vista. Forse si sono guardati anche in quell’attimo fatale, domenica mattina, quando a 46 anni sono scivolati con altri due compagni di cordata nel canale Schenatti dai 3300 metri del Monte Disgrazia. Buoni e generosi com’erano avrebbero dato ognuno la propria vita per salvare l’amico. Ma non hanno potuto farlo. Solo ieri nel loro ultimo viaggio i due amici si sono dovuti separare: alle 10 a Sulbiate si sono svolti i funerali di Giuseppe Ravanelli, alle quattro del pomeriggio quelli di Giuseppe Gritti a Mezzago.

A Sulbiate la chiesa di San Antonino alle 10 è già piena. In tanti sono dovuti restare in piedi sulla piazza. Ma anche da lì hanno potuto sentire le parole del Cantico dei Cantici scelte da don Luca Raimondi, il parroco della comunità pastorale: «Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. Somiglia il mio diletto a un capriolo o ad un cerbiatto». L’amore raccontato dal poema dell’Antico Testamento è il filo conduttore dell’intera cerimonia. «L’amore di cui è stato capace Giuseppe come marito, padre, figlio e amico», dice il sacerdote rivolgendosi a Elvia, la moglie di Giuseppe, ai figli Davide ed Aurora, al padre Luigi e alla madre Amalia, alle sorelle Beatrice e Flavia. Verso la fine della messa le Penne Nere di Bernareggio sull’altare recitano la Preghiera dell’Alpino. Poi una tromba suona il Silenzio. L’emozione non risparmia i colleghi di lavoro dell’Amsa di Milano e i soci del Cai di Sulbiate che Ravanelli ha guidato per molti anni. La messa si chiude le parole commosse di Paolo Cantù, attuale «reggente» dell’associazione: «Giuseppe ci hai insegnato a essere presidente come nessuno ha mai fatto, ci hai insegnato ad amare la montagna come nessuno ha mai fatto, ci hai insegnato ad essere soci come nessuno ha mai fatto».

Sei ore dopo si riempie di gente la chiesa dell’Assunta di Mezzago per i funerali di Giuseppe Gritti, autista dell’Atm. Mischiati tra la folla, almeno 1000 persone, ci sono i suoi colleghi in divisa a confortare la moglie Paola, i figli Michele e Benedetta, il suocero Angelo e il cognato Stefano. Don Marco Villa legge le 9 beatitudini insegnate da Gesù alla folla una volta salito sul monte. Sono le stesse che erano state lette al matrimonio di Paola e Giuseppe in questa stessa chiesa. Le beatitudini elencate nel Vangelo di Matteo - la misericordia, la purezza, la pace e la mitezza - sono stati da allora la stella cometa dei due sposi, tanto da essere chiamati a formare in parrocchia le coppie che si preparavano al matrimonio. Luigi Ravanelli, il papà dell’altro Giuseppe morto sul Disgrazia, ha infine ricordato la grande amicizia che ha unito fin dall’infanzia i due scalatori. E insieme, anche se a distanza di sei ore, i due amici ieri hanno raggiunto la vetta più alta del cielo. Dove, diceva la gente, possono entrare solo i buoni e i poveri di spirito.

antonio.caccamo@ilgiorno.net