Il Mortirolo? È una salita storica ma il manto stradale è veramente pericoloso, ancor più della carreggiata assai stretta. In tutta la provincia di Sondrio, soprattutto tra gli appassionati di ciclismo ma anche tra gli operatori turistici, continua il dibattito relativo alla Sp 27 e alla paventata chiusura di una salita che è entrata nella leggenda. Alcuni giorni fa il sindaco di Mazzo di Valtellina Franco Saligari ha detto chiaramente che se "non dovessero essere stanziati i soldi necessari per allargare la carreggiata e per asfaltare la strada, allora potrei vedermi costretto a chiudere la salita".
Ma cosa ne pensano i ciclisti? L’abbiamo chiesto a Giovanni Moretti, cicloamatore doc valtellinese che conosce benissimo il tracciato. "L’ascesa al Mortirolo, salendo da Mazzo, è diventata una salita iconica in Italia e nel mondo dopo il passaggio del Giro d’Italia, dopo le imprese di Marco Pantani – dice Moretti -. È vero che al Mortirolo si può salire anche da altre strade, da Monno (Bs) o dall’Aprica e Trivigno, ma se parliamo di Mortirolo iconico per i ciclisti non passiamo che parlare della salita di Mazzo. Una salita che da noi cicloamatori valtellinesi era conosciuta anche prima della sua… esplosione". La situazione della strada è sotto gli occhi di tutti… "Certamente stiamo parlando di una strada stretta e bruttina, ma di una salita dove in ogni stagione si trovano sempre ciclisti provenienti dall’Italia e dall’estero. Tutto questo fa bene all’indotto, porta soldi nelle località turistiche, Bormio e Tirano in primis, che ospitano questi cicloturisti. Ma il manto stradale è veramente pessimo, al contrario del pezzettino di strada che i girini hanno fatto scendendo dal Mortirolo verso Grosio che è uno spettacolo, un vero biliardo. La pericolosità della discesa dal Mortirolo verso Mazzo è proprio data, per me, dall’asfalto in pessime condizioni, con buche disseminate qua e là e col terreno sconnesso. L’ultima volta sono arrivato in fondo alla discesa con le mani e le braccia che mi facevano male dal tanto che ho dovuto azionare i freni… Sulla larghezza della strada, invece, dico che è comune a quella di altre salite, mi viene in mente il Gavia dalla parte bresciana. Il problema per me è quindi nell’asfaltatura che va sicuramente rifatta e poi sta all’intelligenza di ciclisti e di automobilisti trovare una quadra".
Fulvio D’Eri