
di Federico Magni
Il sogno di una vita che diventa realtà per gli alpinisti a caccia di nuove vie e un’avventura che lascia a bocca aperta gli appassionati di montagna di tutto il mondo. È “Brothers in arms” la nuova via che raggiunge la vetta del Cerro Torre. Un po’ alla volta, dopo gli strazianti e concitati momenti seguiti al tentativo di salvataggio di Corrado Pesce, lo scalatoee vittima di un incidente proprio mentre scendeva dalla vetta simbolo della Patagonia, dall’altra parte del mondo arrivano i particolari della nuova impresa dei Ragni di Lecco. "È la via più bella, più importante e più difficile che abbia mai salito in vita mia. Una linea nuova ed evidente, in puro stile alpino, che si snoda per gran parte della parete est, per poi terminare sulla nord del Cerro Torre", spiega Matteo Della Bordella, che ha partecipato a più ripresa ai tentativi di soccorso, purtroppo falliti, per riportare giù “Korra“ Pesce. "Ancora faccio fatica a rendermene conto. Ci sono milioni di montagne al mondo, ma il Torre è il Torre. Nessuna montagna potrà mai essere come il Cerro Torre e chiunque ci sia stato sotto o l’abbia visto anche solo da lontano capisce perfettamente cosa intendo dire". La lama di granito che si staglia nel cielo della Patagonia fino a 3128 metri è nel Dna del gruppo alpinistico. In cima al celebre fungo di ghiaccio i lecchesi, guidati nel 1974 da Casimiro Ferrari, scrissero la storia con la via che porta il loro nome e che sale dal versante Ovest. Ora il Cerro Torre “torna a Lecco“ con la nuova linea disegnata da Matteo Della Bordella, Matteo De Zaiacomo e David Bacci in tre giorni tra il 25 e il 27 gennaio lungo la linea del precedente tentativo degli inglesi Burke e Proctor nel 1981. È il punto di arrivo di un cammino in Patagonia iniziato da Matteo Della Bordella e Matteo Bernasconi 11 anni fa. "È la via che avrebbe dovuto essere l’apice del nostro percorso insieme come amici, come alpinisti e come cordata", ancora Della Bordella. “Brothers in Arms” è stato anche il grande sogno di Matteo Pasquetto: "Con lui ho condiviso i primi veri tentativi sulla via. Non è solo un sogno, ma una ragione di vita, qualcosa in grado di dare un senso alle nostre esistenze. Per me ed anche per i miei compagni David Bacci e Matteo De Zaiacomo, i quali sono stati eccezionali. Si sono fidati di me quando gli ho chiesto di credere in me ed invece hanno preso il comando della situazione quando gli ho chiesto di farlo. È stata una via che ci ha portato al limite delle nostre capacità, e forse anche un po’ oltre. Più volte, in quei giorni, ho rivisto Matteo Pasquetto scalare quei tiri come tre anni prima col suo inconfondibile sorriso sulle labbra e il suo entusiasmo. Quante volte mi sono immaginato Berna in sosta, infondermi la calma necessaria nei momenti più critici. Pensando ai due Mattei in cima mi veniva da piangere".