
Moira Giacomelli
Villa di Tirano (Sondrio), 11 aprile 2016 - Una calma apparente avvolge Villa di Tirano dopo il dramma che apre un’altra tragedia: il destino dei bambini rimasti orfani. I due bambini, che avevano perso il padre nel dicembre scorso per un arresto cardiaco ora hanno perso anche la mamma uccisa dal loro stesso nonno. Così in una domenica mattina assolata e pregna di primavera; un’atmosfera quieta, che nulla lascia trasparire dei fatti di sangue di qualche ora prima. Eppure la comunità villasca è visibilmente scossa: in un sentimento di incredulità generale, sono in molti ad esprimere dolore per l’inaspettata fine di Moira Giacomelli, la giovane donna uccisa venerdì scorso dal suocero Enrico Simone Ferrari. All’uscita dalla messa domenicale, un’onda attonita si raccoglie in piazza; la normalità è spezzata da una ferita che di normale ha ben poco: «Siamo molto scossi: vicende del genere sono lontane dalla nostra realtà. È un paese tranquillo, casi del genere sono estremamente rari, forse l’ultimo che ricordi è avvenuto quarant’anni fa. Con il nostro pastore, don Remigio, abbiamo pregato per Moira e i suoi cari: ci resta ben poco altro da fare, purtroppo» ci dice Mirco Damiani e intorno a lui si stringono nel ricordo altri concittadini. Il pensiero passa dalla giovane madre ai suoi due bambini, già orfani di padre dallo scorso 18 dicembre, quando un infarto ha portato loro via papà Simone. Al momento dei fatti i piccoli erano lontani dall’abitazione di via Sonvico, scena del crimine, affidati alle cure della nonna materna, con la quale con ogni probabilità sono tuttora.
Il racconto di molti, poi, si concentra su quei dissapori tra nuora e suoceri, origine del gesto fatale: «Che la situazione fosse difficile si sapeva, specie da quando Moira aveva cominciato a chiedere in giro sulla disponibilità di un appartamento in fitto. Era decisa a lasciare la casa in quella stessa palazzina dove al primo piano viveva la suocera, Bruna Pedrotti, con cui c’erano seri problemi. Non pensavo, invece, a tensioni così forti anche con il suocero» dice l’edicolante Claudio Biancotti. Le discussioni tra le due donne pare fossero all’ordine del giorno e la situazione spesso degenerava in liti, anche violente. «Questioni economiche e familiari: la ragazza era esausta e voleva allontanarsi al più presto, anche per il bene dei figli» riporta il villasco Pietro Biancotti. Dell’omicida parla invece il signor Flavio Damiani, compagno di scuola del Ferrari: «Enrico non viveva più con la moglie, con cui era separato da qualche tempo. Si era trasferito in via Val Maggiore, ma manteneva frequenti contatti con Bruna e spesso era a casa sua, anche per tentare una vicinanza con i nipotini. Dalla morte del figlio Simone non si è più ripreso, anche perché ingiustamente se ne colpevolizzava: il ragazzo era cardiopatico e il papà si rimproverava il fatto che quel tragico giorno gli avesse lasciato spaccare la legna al suo posto».