Moroni
Scrivo per raccontare l’odissea che ho dovuto vivere per rientrare a casa venerdì 3 novembre, tratta Canegrate-Milano. Fin dall’inizio Trenord non si è risparmiata i disservizi. Nell’ordine. Arrivato in stazione, volevo fare il biglietto, ma delle macchinette presenti in stazione ne funzionava solo una. Inutile dire della coda. Finalmente, fatto il biglietto, corro dall’altra parte della stazione per prendere il mio treno, ma scopro che è in ritardo. Ritardo segnalato 20 minuti, ma il tempo di arrivare alla mia stazione e accumula un ritardo totale di 30 minuti. Salito sul treno, ho bisogno di andare in bagno e mi dirigo a quello del mio vagone: fuori servizio. Allora mi porto al vagone successivo: stessa situazione. Così anche per quello dopo ancora. Il quarto tentativo è quello buono e riesco ad andare in bagno. Riassumendo: su quattro vagoni un solo bagno funzionante, seppur sporco e con cavi elettrici a vista. Dopo la fatica per fare il biglietto, un viaggio di più di un’ora (su un tempo previsto di 35 minuti) e la ricerca infinita di un bagno, sono arrivato a casa stremato. Raggiungere o tornare dal lavoro, per un pendolare non dovrebbe essere questo inferno. Trenord avrebbe più punti su cui migliorare, alzando il livello del servizio e non solo il costo del biglietto.
Daniele Virgilio, Milano
Un compendio della vita pendolare. Estrapoliamo una delle tante doglianze del lettore: il treno che riesce ad accumulare un ritardo doppio del normale tempo di percorrenza. Paradossale. Allora dedichiamo a Daniele e a tutti i pendolari una frase da "C’era una volta il paradosso" di Piergiorgio Odifreddi: "I paradossi sono dappertutto". Soprattutto, aggiungiamo, sui treni.
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