Chiudere i passaggi a livello o, perlomeno, diminuirne il numero, alto in provincia di Sondrio, per rendere più sicura la SS 38 è ormai una necessità. È un’opinione accettata pressochè da tutti i valtellinesi. Interessate sono le strade "parallele" alla SS 38, necessarie per far raggiungere i fondi ai privati. Da qui il fronte del "no". Una sorta di sindrome di Nimby (Not in my backyard – non nel mio giardino). L’ultimo incidente, quello nel quale purtroppo ha perso la vita il centauro tellino Claudio De Buglio, ha riproposto la problematica inerente la chiusura di quei passaggi a livello pericolosi (peraltro prevista da un accordo rientrante nelle opere olimpiche e con uno stanziamento di 80 milioni di euro).
Il tratto di San Giacomo (Teglio) interessato dal mortale citato è stato infatti teatro, negli anni scorsi, di terribili incidenti, spesso e volentieri causati dagli innumerevoli innesti sulla 38 su un percorso rettilineo. Per ovviare al problema qualcuno dovrebbe pensare di realizzare il più velocemente possibile (ma ci vorranno decenni) un tratto di superstrada da Sondrio a Bianzone. Ma questa è un’altra storia. A Bianzone, intanto, è partita nei giorni scorsi la procedura di esproprio di quei terreni che consentirebbero la chiusura di tre passaggi a livello. E quei terreni sono ubicati nella piana del Ranèe, un luogo di grande valore agricolo, nel quale vengono coltivati ortaggi. Una zona che una decina di anni fa fu oggetto di un progetto per la realizzazione di una cava. Progetto bloccato, con una decisione unanime del Consiglio provinciale, dopo le proteste degli abitanti della zona e dei proprietari dei terreni, uniti sotto la bandiera del "comitato per la tutela e la valorizzazione della piana del Ranèe".
E, dopo aver saputo del via della procedura d’esproprio, il comitato si è rimesso in moto chiamando a raccolta la popolazione in un’assemblea pubblica, programmata per stasera alle 20.30 presso l’oratorio del paese di fronte alla chiesa di San Siro.
Le criticità, individuate dal comitato, sono essenzialmente tre dicono dal sodalizio: l’impatto ambientale e il consumo di suolo è tale da violare l’integrità dell’intera area agricola, molti proprietari e coltivatori di terreni non sono ancora al corrente del progetto e l’opera apre la strada ad ulteriori sfruttamenti da parte di enti pubblici e privati.
Fulvio D’Eri