Sondrio, 5 agosto 2024 – La battaglia vinta per salvare il Lago Bianco al Passo del Gavia è la dimostrazione che la sensibilità dei cittadini per la tutela del patrimonio ambientale può fare molto contro progetti anacronistici ed ecomostri e per superare l’idea di uno sfruttamento scellerato delle risorse naturali in un momento in cui i cambiamenti climatici chiedono invece una maggiore consapevolezza. Il bacino che si trova a 2600 metri nel Parco nazionale dello Stelvio era già tutelato a livello europeo come Riserva Tresero Dosso del Vallon, nonché ricompreso nel territorio del Parco dello Stelvio. Riconoscimenti che non erano bastati a fermare le ruspe. L’obiettivo era lo sfruttamento delle acque del lago per alimentare il sistema di innevamento artificiale a servizio delle piste di Santa Caterina Valfurva. Molto hanno fatto invece i cittadini riuniti nel comitato “Salviamo il Lago Bianco“ e le associazioni ( Cai, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Pro Natura, Touring Club, WWF). “Un triste esempio di aggressione ingiustificata ad un sito estremamente delicato che non dovrà più ripetersi”, affermano cittadini e associazioni dell’Osservatorio. “È incomprensibile come le istituzioni abbiano approvato a più livelli un simile progetto, incuranti della normativa relativa alle aree protette”.
Ambientalisti mobilitati
Dopo il blocco del cantiere le associazioni rilanciano: "Il nostro appello alle amministrazioni – chiedono Cai, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Pro Natura, Touring Club, WWF – è di ripensare alla pianificazione del territorio nel rispetto della normativa ambientale e con responsabilità verso il nostro territorio, ma anche verso il nostro pianeta e le generazioni future”. Il progetto prevedeva l’installazione di due condotte e la realizzazione di un’opera per il prelievo dell’acqua sulla sponda del lago. Le operazioni di infissione delle condotte avevano comportato lo scavo di un cratere per installare la macchina spingitubo che doveva collocare due tubazioni sotto il terreno fino al lago, per prelevarne le acque appunto.
Lo scavo, inizialmente previsto di 1.7 chilometri, è stato interrotto dal fermo cantiere solo grazie alle azioni di Associazioni e Comitato, ma ora sul terreno rimane una cicatrice ben visibile di 15-20 metri di larghezza e 100 metri di lunghezza, con un’estensione complessiva di 1500-2000 metri quadrati. "Il 26 luglio scorso, i rappresentanti delle parti si sono incontrati al Lago Bianco e hanno concordato che le misure di ripristino saranno condotte con modalità tali da contenere il disturbo della vegetazione che lentamente e con fatica, si sta riprendendo. Il tubo che emerge tristemente dal fondo del lago, come un tributo pagato all’industria dello sci, sarà rimosso mediante un taglio manuale, al fine di evitare l’accesso di macchinari in un’area tanto delicata. I pozzetti di calcestruzzo ancora sporgenti dal terreno saranno ricoperti, i solchi nel terreno ancora aperti saranno colmati".