FULVIO D'ERI
Cronaca

Pensioni Lombardia, le più basse? Alle donne valtellinesi

Pubblicata l'analisi annuale del Centro studi della Cgil sulla base dei dati Inps. Il sindacato: "Le cause sono la discontinuità, la precarietà, i part-time involontari"

Pensionate

Sondrio -  «Percepiscono salari più bassi della media maschile e quando vanno in pensione gli assegni mensili sono inferiori a quelli degli uomini" . Tempi duri per le donne, anche in provincia di Sondrio, dove le disuguaglianze che caratterizzano la carriera lavorativa hanno evidenti ripercussioni anche sulle prestazioni pensionistiche. Lo conferma l'analisi del Centro studi della Cgil, incentrata sulle pensioni erogate nel 2022 in provincia di Sondrio.

Dati confrontati dall'organizzazione di via Torelli con quelli regionali e nazionali. In provincia sono erogati complessivamente 68.104 assegni, di cui 46.155 maturati nel privato, 10.794 prestazioni assistenziali e 11.155 maturati nel pubblico. In provincia nel 2022 sono stati erogati 46.155 assegni pensionistici maturati nel privato di cui 17.827 pensioni di anzianità contributiva, 13.512 di vecchiaia, 2.714 di invalidità e 12.102 di reversibilità, alle quali si aggiungono 10.794 prestazioni assistenziali. L'importo medio lordo mensile degli assegni erogati in Valtellina, esclusa la gestione dei dipendenti pubblici, secondo i dati forniti dall'Inps, è il più basso della Lombardia con una media di 897,53 euro. È inferiore di oltre 247 euro (-22%) alla media regionale, pari a 1.144,94 euro. Il 55,53% delle pensioni vigenti (escluse quelle del pubblico impiego e le 10.794 prestazioni assistenziali) sono erogate a donne e il 44,47% a uomini. Le proporzioni sono mantenute a livello regionale (45,03% uomini e 54,97% donne) e nazionale (45,33% uomini e 54,67% donne).Questo dato è dovuto in particolare alla maggior longevità femminile.

Analizzando il settore privato, solo il 23,77% delle 17.827 pensioni di anziani erogate in provincia di Sondrio (4.237) sono relative a donne, mentre il 76,23% (13.590) riguardano uomini. Questi dati sono in linea, ma peggiori, con quelli regionali. “Si tratta di una situazione poco incoraggiante – dicono dalla Cgil provinciale -. Emergono con forza i tanti problemi che la Cgil denuncia da tempo: discontinuità, precarietà, part-time involontari e minor salario, ai quali si affiancano le difficoltà nel conciliare i tempi di lavoro e cura”.