ANDREA
Cronaca

Per un giorno meglio di Rivera

Gianni Rivera compie 80 anni: un ricordo di una partitella di calcio giocata a Londra, dove un giocatore italiano dimostra di essere meglio del campione.

Maietti

Ha compiuto gli ottanta (il 18 Agosto scorso) l’abatino o golden boy (fate voi) Gianni Rivera. Il 22 maggio 1963, il Milan vince la Coppa dei Campioni a Londra. Gli inglesi dal ventenne Rivera furono abbagliati. Tre mesi dopo ero a Londra per aggiornamento linguistico. Mi conquistarono i “commons”: vaste distese di prati alla periferia della città, perfettamente livellati e rasati. ll mattino frequentavo la Davies’school in Regent street, il pomeriggio indugiavo ai margini dei “commons”. Un giorno trovai un gruppo di dilettanti in allenamento. Si elevavano tutti con rabbiosa energia, dandosi di gran spallate. Non raramente si inzuccavano, senza neppure tastarsi il bernoccolo. Scambiai qualche parola con quello che mi pareva il capo del gruppo: uno stangone nodoso con un sorriso spezzato da un’orrenda fessura tra gli incisivi: "I’m Italian – dissi – I play football in Milan" (Sono italiano, gioco il calcio a Milano). Lo stangone fraintese: "You, really ? Kids, this “spaghetti” here has played with Rivera" (Davvero? Ragazzi, questo spaghetti ha giocato con Rivera). Stavano per concludere l’allenamento con la partitella: mi offrirono di giocare con loro.. Mi schierai in attacco, controllato proprio dallo stangone sdentato. La mia ala era un noioso velocista che filava alla cieca sul fondo mettendo al centro altissimi cross, tutti facilmente ribattuti dallo stangone, che mi crollava via, sfottendo: "Jump, spaghetti, jump!" (salta, spaghetti, salta). Finalmente mi arrivò un invito rasoterra. Puntai dritto verso la porta. Quando lo stangone mi arrivò quasi a contatto, mi arrestai di botto, palla ferma sotto la suola. Mentre lui, sorpreso, cercava il migliore equilibrio, fintai di scattare a sinistra, inducendolo a divaricare le gambe e simultaneamente toccai di esterno destro nel più comodo dei tunnel. Lo stangone rimase lì, come quel de la Mascherpa, mentre io, ripresa la palla alle sue spalle, mettevo con un tocco morbido in gol. Lo stangone crollò il crapone rapato, poi mi venne incontro allungandomi la mano: "That’s great, spaghetti! You’re better than Rivera" (Grande, spaghetti! Sei meglio di Rivera).