S.B.
Cronaca

Progetto di inclusione sociale. Con “Scendi in campo“ volontari in prima linea

Albosaggia, si guarda alle zone più periferiche .

Progetto di inclusione sociale. Con “Scendi in campo“ volontari in prima linea

In sala con i ragazzi il sindaco di Albosaggia Graziano Murada e il presidente NSC, Michele Rigamonti

Albosaggia (Sondrio) – Lo sport che esce dai luoghi dove lo si pratica per farsi motore di inclusione e recupero sociale, in sinergia con le agenzie educative del territorio. Una proposta inedita, nel panorama delle attività di welfare giovanile della provincia di Sondrio, che porta un nome che è anche un imperativo: "Scendi in campo". Il progetto vede insieme Nuova Sondrio Calcio, promotore in stretta collaborazione con il Comune di Albosaggia e i partner Fondazione Albosaggia, Cooperativa Sociale Contatto, SSD Polizia Penitenziaria e SSD Dappertutto.

Grazie al supporto di "Sport&Giovani: crescere insieme", un’iniziativa promossa e realizzata da Sport e salute S.p.A. in collaborazione con la Regione Lombardia – U.O. Sport e Giovani, "Scendi in campo" non si limiterà all’area geografica del capoluogo, ma si estenderà per tutta la Valtellina, privilegiando le zone più isolate o prive di un’adeguata offerta di attività sportive. I valori più preziosi che veicola lo sport quali il rispetto per il prossimo, la sicurezza nei propri mezzi e la socializzazione saranno la spina dorsale delle attività che verranno organizzate.

L’obiettivo è quello di offrire un percorso di accompagnamento ai giovani e alle loro famiglie attraverso attività laboratoriali e sportive, oltre a una serie di incontri, personali e di gruppo, con esperti medici e operatori sanitari per offrire strumenti in grado di rispondere ai bisogni della fascia giovanile e dei soggetti con disabilità motorie e di tipo cognitivo-relazionali. "Scendi in campo" si rivolge a ragazze e ragazzi di età compresa tra i 18 e i 30 anni e guarda in particolare alle zone periferiche o isolate come le piccole frazioni dove le proposte rivolte ai giovani sono, per lo più, inesistenti e ancora più facile è finire isolati, senza stimoli e in balia delle proprie fragilità. Dopo una fase di ascolto e monitoraggio delle situazioni, l’idea è proprio quella di proporre, in accordo con Istituzioni e altre agenzie educative locali, percorsi con professionisti di recupero motorio e di reinserimento.