REDAZIONE SONDRIO

Prova decisiva i farmaci del “protocollo”

Motivazioni dell’ultimo ergastolo a Cazzaniga.

SARONNO (Varese)

"Ritiene la Corte che il decesso di Domenico Brasca sia direttamente riconducibile alla condotta del Cazzaniga inveratasi nella somministrazione dei farmaci del famigerato ‘protocollo’, causa concomitante e con efficacia deterministica diretta rispetto al decesso". In 47 pagine il consigliere estensore Federico Centonze motiva la sentenza con cui, lo scorso 27 giugno la seconda Corte d’Assise d’appello di Milano, ha inflitto un nuovo ergastolo a Leonardo Cazzaniga, 67 anni, ex aiuto primario del pronto soccorso del presidio ospedaliero di Saronno. Il decesso era quello di Domenico Brasca, morto a 82 anni, il 18 agosto 2014, nella sua abitazione di Rovello Porro (Como), dopo poche ore trascorse al pronto soccorso saronnese, era stato l’ultimo omicidio addebitato a Cazzaniga, assolto in primo grado e condannato in appello.

A settembre dello scorso anno la Cassazione aveva annullato la sentenza di secondo grado che aveva affermato la responsabilità del medico per l’omicidio volontario di Brasca. La difesa aveva contestato nel ricorso alla Suprema Corte la mancata rinnovazione delle testimonianze, risultate determinanti per l’assoluzione di Cazzaniga in primo grado, a Busto Arsizio. Di qui il "ritorno" a Milano. I giudici dell’appello bis osservano come la perizia abbia individuato nella salma dell’anziano tracce di midazolam, promazina e clorpromazina: i farmaci del cosiddetto "protocollo Cazzaniga". Il verdetto non modificava la sorte giudiziaria del medico che nel carcere di Opera continua a scontare la pena massima (carcere a vita con tre anni di isolamento diurno) per gli omicidi di sette pazienti in corsia e oer due morti in ambito familiare: Massimo e Luciano Guerra, rispettivamente marito e suocero dell’infermiera Laura Taroni, all’epoca amante di Cazzaniga. Gabriele Moroni