La partenza disastrosa dei treni in Valtellina, parzialmente da mettere in preventivo, pone, oltre a quelle inerenti una serie di disservizi ormai a ciclo continuo, una seria questione: perché le autorità competenti non indicono un incontro o una serie di incontri pubblici per spiegare che questi disagi sono poi funzionali per poter avere, dopo le Olimpiadi, un servizio migliore? È il concetto espresso da Gianfranco Bordoni (nella foto) che, nel tempo, è diventato un po’ il referente dei pendolari, che ogni giorno o, in alcuni giorni della settimana, prendono il treno da Sondrio a Milano per lavoro e che, spesso, si trovano a dover lottare con ritardi e soppressioni. "Lunedì si sono verificati molti disagi, qualcuno ha impiegato anche cinque ore per arrivare da Milano a Tirano – dice Bordoni – e questo non è possibile. Peraltro, devo dire, che qualche disagio era prevedibile (e anche Trenord l’aveva preannunciato in un comunicato, ndr) perché dopo i lavori effettuati sulla tratta, nei primi giorni bisogna fare una sorta di rodaggio. Un conto è effettuare il passaggio e altre manovre col treno scarico e un conto è farli a pieno carico o comunque con delle persone a bordo. Detto questo mi sono stati riferiti ritardi mostruosi e anche delle cancellazioni… Non è stato di certo un buon inizio". Bordoni invoca una maggiore attenzione verso il cittadino.
"Chi amministra, mi riferisco in primis a Regione Lombardia, dovrebbe a mio avviso comunicare in modo adeguato con la comunità, coi cittadini, per esporre il progetto e dire che questi disagi sono “necessari“ per poi avere un servizio migliore quando l’opera sarà terminata e quindi dopo le Olimpiadi del 2026. E dovrebbe anche venire incontro agli utenti, magari con qualche sconto, con qualche agevolazione, perché impiegare cinque ore per spostarsi da Sondrio a Milano non è veramente possibile".
Fulvio D’Eri