Val Masino (Sondrio) - È bastato l’arrivo di una ruspa per scatenare un putiferio in Val di Mello, dove i nervi di ambientalisti, scalatori e guide alpine sono sempre tesi nel timore che la riserva venga snaturata dalla costruzione di un sentiero per disabili. Contro il progetto era insorta praticamente l’intera valle. Erano state inutili anche le rassicurazioni di Ersaf, l’Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste, pronto a spendere 400mila euro per rendere l’anello percorribile dalle carrozzine. Secondo il Comitato per tutela della Val di Mello l’accesso ai portatori di handicap sarebbe stato il passe-partout per realizzare un anello di cemento nel piccolo paradiso.
Anche il Cai della Valtellina e la Società Escursionisti Milanesi si erano pronunciati contro il sentiero e così, nel giro di poche settimane, una petizione promossa online raccolte oltre 60mila firme contro il progetto. Alla fine, anche grazie alla mediazione di Regione Lombardia, si arrivò al compromesso di rifare lo studio ed elaborare un nuovo progetto di minore impatto, per rendere il percorso percorribile non dalle carrozzine ma dalle joélette, che possono essere utilizzate dai diversamente abili per muoversi sui sentieri alpini a patto di garantire loro un passaggio largo almeno 1,2 metri. Tutto con la supervisione delle guide alpine della Val di Mello. Questo accadeva a metà 2019, poi è arrivato il Covid e il progetto del sentiero della discordia in Val di Mello sembrava dimenticato, almeno finché pochi giorni fa non ci ha pensato l’arrivo di una ruspa e degli operai a far dissotterrare l’ascia di guerra.
Nel giro di poche ore si è scatenato il tam tam sui accompagnato da centinaia di messaggi, alcuni delle quali spediti all’indirizzo dei vertici di Ersaf accusati di aver iniziato i lavori del sentiero alla chetichella. Regione e agenzia si difendono sostenendo che i lavori sono già finiti e non riguardavano il sentiero, il cui progetto è ancora da autorizzare, ma la pace in valle ormai è solo un ricordo. Tra i contrari al sentiero si era mobilitata anche Eleonora "Lola" Delnevo, alpinista in carrozzina che con la sola forza delle braccia alcuni anni fa scalò la parete de El Capitan in California. "Se voglio andare in una riserva naturale ma non lo posso fare con le mie gambe trovo il modo di farlo senza modificare l’ambiente che mi circonda – ha sempre sostenuto - Se le barriere venissero abbattute ci priveremmo del piacere di conquistare".