Sondrio, 28 gennaio 2025 – Adesso la parola passa ai sommelier, che avranno il compito di esprimere un giudizio da esperti su un vino decisamente molto speciale già dal nome: Sangue di Nettuno. Ancora più speciale se si considera che ha trascorso gli ultimi dodici mesi ad affinare a una profondità di 22 metri, con una temperatura costante tra i 10 e 12 gradi. Così come la cassa con le sette bottiglie di Sassella 2018 era stata portata sott’acqua da alcuni soci del Valtellina Sub un anno fa, così domenica sotto una pioggia scrosciante e la supervisione degli istruttori Dino Bianchini e Marco Aureli è toccato a quattro allievi di terzo livello, i più esperti degli attuali corsi, riportarla in superficie. Sono Ivano Benazzo, Guglielmo Cannella, Niccolò Tampini e Riccardo Nesa, quest’ultimo figlio del viticoltore che ha prodotto il Sangue di Nettuno. L’operazione è stata effettuata in concomitanza con l’immersione che i soci effettuano sempre a fine gennaio a Riva di Gittana, sul Lario, territorio di Bellano, eletto a “palestra subacquea” dai sub valtellinesi, per ricordare l’amico Loris Pozzati che perse la vita proprio durante un’immersione il 26 gennaio 2008. Anche domenica sulla lapide a lui dedicata a una profondità di 14 metri è stata posata una rosa bianca.
Quanto a riportare in superficie la cassa con il vino, “non è stata certo una passeggiata – assicura Maria Cristina Pedrazzoli, presidente del Valtellina Sub - ma i nostri ragazzi sono stati veramente bravissimi e ora che il vino è tornato… sulla terra, lo sottoporremo al giudizio di alcuni sommelier, che lo confronteranno con il vino delle stesse bottiglie ancora in cantina: siamo tutti curiosi di sentire cosa ci diranno”.