Sono state tradite le esigenze e le aspettative del territorio. Questo, in estrema sintesi, il giudizio, totalmente negativo, espresso dal segretario provinciale del Pd, Michele Iannotti, all’indomani dell’approvazione a palazzo Lombardia della legge di revisione alla legge regionale di riforma sanitaria. "Avrebbe dovuto essere l’occasione per mettere finalmente in campo politiche di prevenzione e di programmazione sanitaria e socio-sanitaria che sarebbero dovute partire dai veri bisogni di salute dei lombardi – dice Iannotti - e, invece, tutte le aspettative sono state tradite e un’opportunità si è trasformata in un fallimento, la cui unica responsabilità è di una destra a trazione leghista che governa la Regione da 25 anni". Il giudizio del segretario dem è impietoso. Nessuna svolta, quanto piuttosto la conferma di un modello che ha già dimostrato di non funzionare. Per non parlare della sanità di montagna, completamente dimenticata. "Tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno presentati dal gruppo consigliare del Pd sono stati bocciati in Consiglio regionale da una maggioranza che non è stata nemmeno in grado di giustificare il voto contrario. L’attenzione alla montagna, presa in esame grazie all’insistenza della minoranza, è stata assolutamente insufficiente e generica". Il segretario del Pd chiama alle proprie responsabilità i rappresentanti istituzionali della destra provinciale: l’assessore Massimo Sertori e la consigliera Simona Pedrazzi.
"Si prendano la briga di spiegare ai convalligiani perché, ad esempio, per contribuire a risolvere il problema della mancanza del personale si è rinunciato ad introdurre strumenti come incentivi economici, formativi e professionali…". Un tradimento, secondo il Pd, dell’unica provincia interamente montana della Lombardia. "La politica sanitaria di una Regione, negli slogan vicina al territorio, ma nella pratica con una visione milanocentrica - punta il dito Iannotti – negli ultimi due decenni ha prodotto in Valle quello che è sotto gli occhi di tutti: lunghe liste di attesa per visite ed esami che hanno potenziato il mercato del privato a pagamento e tassi di fuga sempre più elevati sui ricoveri, ospedali provinciali che subiscono da anni una lenta e costante decadenza dettata da una cronica mancanza di visione e programmazione regionale, nonostante la grande professionalità e l’abnegazione del personale sanitario che è costretto, spesso, a lavorare nella più totale confusione". Fulvio D’Eri