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di Daniele De Salvo
L’edilizia sta franando. Nel 2020 in provincia di Sondrio i poco più di 2mila muratori e addetti del comparto hanno lavorato complessivamente per circa 2 milioni 900mila ore: significa che ognuno di loro ha lavorato per 1.450 ore, cioè indicativamente 181 giorni o all’incirca sei mesi, ma soprattutto significa che il lavoro è crollato del 10% rispetto al 2019. Mentre nel 2019 i 2014 addetti ai lavori della provincia di Sondrio avevano lavorato per 3.230.404 ore e usufruito di 89.500 ore di cassa integrazione, nel 2020 i 2019 operatori del settore hanno lavorato per 2.882.752 ore e usufruito di 513mila ore di cassa integrazione, che ha registrato un’impennata del 473%.
In provincia di Lecco la situazione non è certo migliore, anzi. Il lavoro di muratori, geometri e affini è crollato del 12%, il ricorso agli ammortizzatori sociali è aumento invece del 1.147% e il saldo occupazionale si è chiuso con -14 addetti. Se nel 2019 i 2.346 operatori lecchesi del settore avevano lavorato per 3.670.756 ore, beneficiando "solo" di 50.492 ore di cassa integrazione totale, nel 2020 i 2.332 iscritti alla cassa edile hanno infatti lavorato per 3.201.233 ore, mentre sono rimasti in cassa per 629.884 ore, cioè un mese di media ciascuno. "I dati relativi agli occupati, alle ore lavorate e alla cassa integrazione del settore edile nel 2020 confrontati con l’anno precedente mostrano una situazione pre-Covid a gennaio e febbraio 2020 in sostanziale ripresa, con l’aumento delle ore lavorate e la diminuzione della cassa integrazione nei mesi di gennaio e febbraio – spiegano Gianluca Callina e Ivan Altomare, responsabili territoriali di Fenealuil dell’Alta Lombardia rispettivamente di Sondrio e di Lecco -. La situazione durante l’emergenza sanitaria rileva al contrario una situazione difficilissima".
Ad aprile si è rischiato un disastro con un azzeramento pressoché totale del lavoro. Successivamente si è assistito ad una ripresa sebbene molto lenta. Paradossalmente solo lo scorso agosto e dopo a novembre si è registrato un miglioramento più netto. Grazie alla cassa Covid e al blocco dei licenziamenti praticamente nessuno ha perso il posto tra i dipendenti dell’edilizia, ma a fine marzo, salvo proroghe in molti rischiano di essere travolti dalla disoccupazione. "Per una ripresa economica strutturale del settore sarà determinante che il sistema degli incentivi fiscali del bonus del 110% per la riqualificazione energetica dell’edilizia privata sia reso organico", avvertono i due sindacalisti.