Chiesa in Valmalenco (Sondrio) – Sono passati alcuni giorni ormai, ma il ricordo di quella che è stata senza dubbio una tra le emozioni più intense della sua vita ancora non la abbandona. Renata Petrella, sindaco di Chiesa, è tornata a casa con la sua medaglia di finisher conquistata alla maratona di New York e l’adrenalina della città che non dorme mai la sente ancora addosso. “Sarà che l’ho vissuta da italiana e gli americani quando corrono gli italiani impazziscono proprio, ma la mia maratona è stata indimenticabile”, racconta il primo cittadino che è volata oltre Oceano aggregandosi al proprio assessore allo Sport, Emanuele De Luca, che aveva deciso di festeggiare i 60 anni tagliando il traguardo della maratona più chiassosa, colorata e famosa del mondo.
“L’idea è stata sua – continua Petrella - Siamo partiti in sei, c’era anche mio figlio che però non ha partecipato poiché minorenne. I miei amici sono stati bravissimi, per me è stata molto più dura perché un mese e mezzo fa mi sono infortunata: stiramento del bicipite femorale e da allora non ho più potuto allenarmi. Una scocciatura, ma volevo esserci e ho camminato a passo piuttosto veloce. Bene per i primi 30 chilometri, poi gli ultimi 12 sono stati un’autentica sofferenza, lo stiramento si è fatto sentire e ho zoppicato tutto il tempo. Eppure lì la gente è incredibile, per tutti i 42 km non sei mai solo, ti incitano, ti offrono da bere, da mangiare, se ti vedono in crisi ti aiutano”.
Cinquantacinquemila partecipanti (con l’Italia seconda nazione più rappresentata) e qualcosa come due milioni di persone a bordo strada per un evento che è molto più di una competizione sportiva. “Ci hanno spiegato che già a scuola i bambini newyorkesi imparano che la maratona è un appuntamento che coinvolge tutta la città e dunque tutti devono mostrare accoglienza e soprattutto solidarietà agli atleti – prosegue il sindaco – Posso confermare che si tratta di un concetto perfettamente assimilato! Non saprei dire quante decine di volte mi sia sentita chiamare per nome: go Renata, bene Renata, brava Renata”. E alla fine, quella medaglia da finisher della maratona che anche se non si è più bambini, una volta infilata si fa fatica a togliere dal collo…