REDAZIONE SONDRIO

Smart working fra luci e ombre

Tempo di bilanci nei paesi della Valmalenco tra impiego, aria buona e passeggiate nei boschi

Con l’epidemia di Coronavirus, tante persone hanno continuato la propria attività lavorativa da casa con l’ausilio dei mezzi informatici: si tratta del cosiddetto smart-working.

Con la Fase 3, molti sono rientrati sul proprio posto di lavoro. Alcuni hanno ricominciato a tempo pieno, altri si alternano tra turni e orari ridotti, altri ancora invece, proseguono la propria attività da remoto.

"Dall’8 marzo ho iniziato con lo smart working – ricorda Marco Lanzini, da trent’anni tecnico in un’azienda di telecomunicazioni, residente nel Comune di Torre di Santa Maria – Se ne parlava già da prima con i sindacati e alcune fasce protette di lavoratori ne avevano usufruito. Con l’epidemia anch’io ho iniziato a lavorare da casa".

L’esperienza? "Tanti lati positivi, ma anche qualche aspetto meno favorevole. Il ritmo è senz’altro più tranquillo – prosegue Lanzini – non facendo più il pendolare, adesso il tempo del viaggio posso impiegarlo per altre attività. Sono stato fortunato: ho trascorso il lockdown in un posto meraviglioso, immerso nel verde. Appena consentito dalle direttive, ho compiuto qualche passeggiata nei dintorni. Prima del Covid, la sera rientravo sempre tardi perché, lungo il tragitto, mi fermavo sempre per effettuare qualche commissione. Adesso ceno prima e posso dormire un poco di più. L’organizzazione del lavoro è diversa. Mi mancano però i contatti con i colleghi, i confronti, la pausa caffè e la mensa aziendale. Alcune tipologie di interventi poi, devono essere effettuate necessariamente sul posto".

"In questo periodo i rapporti familiari sono divenuti ancora più forti – afferma Barbara Gianelli, moglie di Lanzini ed impiegata in ambito amministrativo in un consorzio di cooperative sociali – prima tra lavoro, impegni, incombenze, ognuno di noi era sempre indaffarato e di corsa. Con il lockdown invece, siamo divenuti ancora più uniti". "Lavoro part-time – prosegue Gianelli – quattro ore al giorno e sono contenta di aver ripreso in ufficio. Lo smart working infatti ha avuto tanti aspetti positivi, ma mi mancava il contatto con i colleghi, recarmi a Sondrio, effettuare le mie commissioni. L’ambiente dove lavoro è bello, dinamico, positivo. Inoltre al pomeriggio, una volta effettuate le mie ore, sono libera. Invece, da casa, era più difficile “staccare”: il computer era lì vicino insieme a tutto l’occorrente e il pensiero correva sempre al lavoro. Durante lo smart working ci siamo organizzati: io e mio marito avevamo ognuno la propria postazione di lavoro, inoltre anche nostro figlio doveva seguire le lezioni on-line".

Bilancio positivo per Daniele Cabello, consulente digital marketing presso un’agenzia media di Milano. "Già prima del Covid l’azienda offriva la possibilità di usufruire di un giorno di smart working alla settimana, facoltà di cui io usufruivo – dice il giovane – Adesso lavorerò da casa sicuramente per tutto giugno. L’esperienza è stata positiva. Personalmente, la produttività è aumentata. Fin da piccolo amo la montagna, la natura e poter lavorare a casa, a Primolo (Chiesa in Valmalenco) , in un ambiente rilassante, immerso nel verde è stato soddisfacente. Tra l’altro ho evitato i viaggi del rientro nel fine settimana, con code e traffico. Il lato negativo è che le interazioni proficue tra colleghi siano certamente diminuite. L’ideale sarebbe poter proseguire la mia attività in modalità smart working per 3-4 giorni alla settimana anche in futuro".

Valentina Parmigiani