FULVIO D'ERI
Cronaca

Sondalo, rischia la vita in ospedale per un “mal di pancia”. E la rimproverano anche

Drammatica esperienza al Morelli per una donna dimessa in provincia di Sondrio e poi salvata in un ospedale di Milano

L’anziana, dopo un mese di ospedale, non si è ancora ripresa

Sondalo (Sondrio) - ​Un calvario che non è ancora finito per una 75enne del Bormiese che ha rischiato di morire prima di ricevere cure adeguate. Tutto è iniziato all’ospedale Morelli di Sondalo. Lucia Capelli, 75 anni, è stata ricoverata nell’aprile scorso. "Nei due giorni precedenti il primo ricovero a Sondalo – racconta la figlia –, mia mamma, prima in perfetta forma, ha accusato forti dolori addominali, nausea e vomito. La sera del 6 aprile mio padre l’ha accompagnata al pronto soccorso e una dottoressa ha detto loro che “non ci si reca al pronto soccorso per un semplice mal di pancia”.

Le hanno fatto una flebo e l’hanno mandata a casa". Ma, dopo le dimissioni, "la notte dell’8 aprile mio padre vista la situazione e la febbre a 39°, alle 4 del mattino, l’ha riportata a Sondalo. La mamma è stata trasportata in chirurgia per subire un’operazione di appendicectomia. L’hanno operata dopo 15 ore. Ci hanno detto che era stato “un intervento un po’ più complicato del previsto”. Ma le cose non sono andate bene. Nei giorni seguenti continuava a peggiorare sensibilmente".

Poi i momenti drammatici, nei giorni successivi: "Se sostenuta riusciva a passeggiare per mezzo corridoio e poi pregava di tornare a letto. Sentiva dolore. Ho visto mia madre rassegnata. Arrivavo da lei e mi diceva “ti prego, fatemi smettere di soffrire”, “portami a casa, voglio morire a casa”". La famiglia era in contatto con altri medici che non si spiegavano la situazione. La signora Lucia era disperata. Il 15 aprile "viene finalmente visitata da un chirurgo toracico e le viene prelevato circa un litro di acqua dai polmoni. Ma la situazione non è migliorata, si trattava di empiema polmonare bilaterale".

Di qui la decisione di portarla via da Sondalo. "Una volta che ci è stato comunicato che la mamma avrebbe dovuto operarsi immediatamente ai polmoni, abbiamo preso la decisione di trasferirla al San Raffaele di Milano. A questo punto i medici di Sondalo hanno voluto un incontro. Quello che ho sentito mi ha lasciato sbigottita, incredula e arrabbiata. Il chirurgo, molto gentile, ci ha spiegato che quando hanno aperto mia madre, hanno trovato una situazione molto brutta". Il chirurgo ha proseguito "dicendoci che, quando succede questo, il tasso di mortalità nei giorni successivi è del 40%. Nessuno ci aveva informato. Ho trovato fin da subito la cosa inaccettabile".

"Sempre il chirurgo ci ha spiegato che il pus, causato dalla peritonite non curata in tempo, era salito nella pleura". L’anziana è stata dimessa il 19 aprile e trasportata in ambulanza a Milano. "Ricordo ancora le parole di un medico del San Raffaele - continua la figlia: “Ma le stavano dando le medicine della Barbie?”. Prima di operarla hanno iniziato a somministrarle antibiotici adeguati con la corretta terapia del dolore (fino ad allora inesistente). Se non l’avessimo portata al San Raffaele l’avrebbero operata il giorno del trasferimento, e con quella copertura antibiotica e la saturazione così bassa, le possibilità di non superare l’intervento o di andare subito dopo in rianimazione non sarebbero state poche. Dopo un mese di ospedale, è finalmente tornata a casa, ma non si è ancora ripresa. Tutto questo per un’appendicite".

Da noi contattata l’Azienda ospedaliera al momento non ha voluto commentare.