Eleonora Magro
Cronaca

Sondrio, camionisti della Valtellina carichi di problemi

Il presidente della Federazione autotrasportatori De Campo lancia l'allarme: «Ci sono ditte che potrebbero fallire»

Traffico di camion in città

Tirano, 13 febbraio 2015 - Nonostante la crisi, il settore degli autotrasporti valtellinese tiene, ma due insidie rischiano di mettere in seria difficoltà il comparto nel medio e lungo periodo. A destare ancora forte preoccupazione tra le aziende e i padroncini del trasporto locale è l’irrisolta questione del gasolio di Livigno e dei “serbatoi normali”. Quasi due anni fa 70 autisti valtellinesi si sono visti recapitare maximulte, anche fino a 200mila euro, in quanto obbligati a pagare le imposte sul carburante acquistato a Livigno, e già regolarmente dichiarato, a causa dell’utilizzo di serbatoi maggiorati ma omologati.

«I nostri tre senatori se ne stanno occupando e attendiamo il pronunciamento sul caso della Commissione europea ma sono in scadenza i termini per le pratiche legali – spiega Matteo Lorenzo De Campo, presidente Fai, Federazione autotrasportatori italiani -. Sono 70 gli autisti valtellinesi, su 400, che hanno ricevuto dall’Agenzia delle Dogane la contestazione e che rischiano la chiusura; 18 di loro hanno ricevuto subito l’atto dalla GdF e stanno agendo per vie legali, dopo aver perso il primo processo davanti alla Commissione tributaria provinciale ora si sono rivolti a quella regionale. Ci sono poi gli altri 52 autisti che ancora non hanno ricevuto l’atto dalla Dogana che ha accolto la nostra richiesta di sospendere temporaneamente l’invio delle multe in attesa del pronunciamento sull’uso dei serbatoi omologati nelle zone extradoganali. Ma a maggio i termini scadono e gli autotrasportatori si troveranno a pagare le multe o le spese legali». L’ulteriore problema che si sta diffondendo anche in provincia di Sondrio riguarda invece il fenomeno del “cabotaggio” illegale: «Anche in Valle notiamo che alcune aziende utilizzano camion intestati a ditte estere, con autista straniero, per l’attività di trasporto nazionale di merci – spiega De Campo -. Una concorrenza illegale oltre che sleale che rischia di mettere ancora più in difficoltà il settore». Una concorrenza sleale praticata sia dai vettori esteri, sia dalle tante aziende italiane che hanno pensato di aggirare le norme andando a costituire le società in Paesi esteri, salvo poi tornare in Italia a lavorare.

«Sono autisti dell’Est, romeni o polacchi che vengono pagati con l’equivalente delle paghe del loro paese, quindi 600 euro più 200 di contributi rispetto agli oltre mille euro di contributi che versiamo noi italiani – prosegue De Campo -. Di fatto queste aziende riescono a tagliare il 20% della tariffa del viaggio. Lo Stato si sta muovendo in questo senso per contrastare questo fenomeno, in Germania, ad esempio, hanno istituito il salario minimo obbligatorio, mentre in Francia e Belgio c’è il divieto di dormire sul camion durante la settimana costringendo così gli autisti ad andare in albergo e disincentivando così gli abusivi». Eleonora Magro