BORMIO (Sondrio) – La Stelvio è una pista difficile, probabilmente la più tosta dell’intero circo bianco, esigente al massimo, capace di spremere a fondo le energie degli uomini jet. E ora è stata fatta oggetto di un attacco da parte di alcuni componenti della squadra francese dopo la tremenda caduta nel corso della seconda prova cronometrata di Sarrazin, vincitore nel 2023 sulla Stelvio e operato nella serata di venerdì all’ospedale Morelli per drenare un ematoma intracranico.
L’intervento è riuscito perfettamente e l’atleta, ancora sedato, sta proseguendo l’iter post operatorio nell’ospedale valtellinese. Ad andarci giù pesantissimo Nils Allegre, atleta francese del primo gruppo che sulla Stelvio non ha mai ottenuto grandi risultati: “Qui non sanno proprio come preparare una pista. Non si meritano le Olimpiadi”. Questo il tenore delle parole di un Allegre, ieri buon 10, evidentemente scosso per la rovinosa caduta del compagno di squadra. Ma dire che a Bormio non sanno preparare la pista è un insulto, “gratuito e inopportuno”, per Omar Galli, direttore di pista, e per i tanti uomini che da oltre 30 anni lavorano per allestire questa pista. Gli stessi che, in molte occasioni, si sono presi il plauso pubblico di atleti e di addetti ai lavori per la preparazione della pista in condizioni estreme, a volte anche più difficili di quelle di quest’inverno, con neve naturale assente e tracciato preparato con neve artificiale.
La verità è una: la Stelvio è la pista più esigente e come tale non perdona, spesso e volentieri, il benché minimo errore. Se poi di neve ce ne è poca, le asperità del terreno si acuiscono. E quest’anno, col posizionamento di nuove reti, l’attenzione alla sicurezza non è certo mancata. A difesa della pista di Bormio, sede tra poco più di un anno delle prove maschili olimpiche di sci alpino, si è schierato il direttore di gara della FIS (Federazione internazionale Sci), l’altoatesino Markus Waldner, che si è detto sconvolto per gli incidenti nelle prove di discesa libera di Cyprien Sarrazin e Pietro Zazzi (al bormino operato a Milano ieri mattina dopo la frattura di tibia e perone di venerdì in prova) ma ha difeso gli organizzatori.
“Sappiamo che Bormio è uno dei tracciati più difficili ma il comitato organizzatore ha fatto un gran lavoro perché sulla Stelvio ci sono 20 chilometri tra reti e barriere di protezione. Qui lo standard di sicurezza è altissimo”. Waldner punta il dito sui materiali. “Tutto è ormai al limite, anzi, lo abbiamo già superato, i materiali sono stati spinti oltre il limite e queste cadute sono il risultato. Ci sono critiche ormai ogni weekend. A Gurgl il tracciato era troppo duro, a Levi era troppo liscio. Gli organizzatori fanno il massimo per preparare le piste. A Bormio, a Natale, il vento ha asciugato la neve e per questo l’innevamento di una pista lunga 3 chilometri non è uniforme”.
Sabato pomeriggio nella riunione tecnica del pomeriggio ci sono state solo parole di apprezzamento per gli organizzatori da parte dei componenti delle delegazioni delle squadre partecipanti, tutti concordi che sia stato fatto il (solito) gran lavoro in pista e che la discesa di ieri sia stata altamente spettacolare. La chiusura a Mattia Casse, ieri 4 e migliore degli italiani. “La neve io credo che sia anche meno difficile di tanti altri anni – ha detto – e che quella degli ultimi giorni non sia da inserire tra le prime tre più difficili discese sulla Stelvio in cui ho gareggiato. Di certo neanche tra le più facili, quindi è nel mezzo. Questa è comunque una pista esigente, c’è poca neve ed è sempre la Stelvio…”.