REDAZIONE SONDRIO

Tragedia sui binari "Un’imprudenza fatale"

Brescia, nuova udienza del processo a carico di due manager delle Ferrovie e di un manutentore per l’incidente alla stazione in cui morì un macchinista.

Tragedia sui binari "Un’imprudenza fatale"

Nuova udienza del processo per l’incidente ferroviario di Rodengo Saiano, in cui quasi 7 anni fa morì il 34enne macchinista di Iseo Nicola Franchini. Imputati - di disastro ferroviario, omicidio e lesioni colpose - 2 manager di Ferrovie Nord e un collega della vittima, ferito a sua volta. Si tratta di Antonio Verro, 76 anni, Marco Barra Caracciolo, 65, consigliere delegato e dg di Ferrovie Nord, e del manutentore Francesco Fusari, 38 anni, che finì in coma ma si salvò. Nell’infortunio mortale rimase coinvolto un altro operaio, Sperandio Barcellini, 64 anni (uscito dal procedimento patteggiando un anno e 8 mesi). Il dramma la notte tra il 21 e il 22 ottobre 2016 sulla linea Brescia-Iseo-Edolo vicino alla stazione di Rodengo durante interventi di manutenzione. Franchini si trovava su una motrice con Fusari quando il locomotore fu travolto da un carrello con traversine che era stato sganciato.

Vi fu un frontale. Franchini non ebbe scampo, il collega - rimasto a terra a sorvegliare il carro, e che per l’accusa avrebbe dovuto innestare il freno, invece non inserito - finì in coma. Ieri, davanti ai giudici della 2ª sezione, hanno parlato i consulenti della difesa. In aula il filmato di quella notte: si vede il carro motore partire per Paderno (per andare a recuperare un altro carro da agganciare) 27 secondi dopo che gli operai avevano sganciato il retrostante carro pianale. Carro che nel giro di 40 secondi per colpa della pendenza si mette in marcia da solo. "Quando gli addetti cercano di recuperarlo, si verifica lo schianto - ha spiegato l’ingegner Dario Zaninelli -. Il carro motore si stima procedesse a 60 km h, il carro pianale a 20. Per far prima, gli operai avevano sfrenato il pianale, lasciando senza ceppi frenanti così da velocizzare il riaggancio. Il carrello non era stato messo in sicurezza. Se l’avessero fatto, inserendo le staffe, chiudendo i rubinetti dei freni, scaricando l’aria per assicurarsi la giusta chiusura dei ceppi, bloccandolo insomma come andava fatto, gli operai non sarebbero ripartiti a 27 secondi dallo sgancio". A riprova che le operazioni non furono eseguite, un test eseguito di giorno da un manutentore “esperto e veloce“: "Per fare tutto ci ha messo un minuto. Per evitare la tragedia, comunque, sarebbe bastato già solo mettere le staffe". Beatrice Raspa