BELLAGIO (Como)
Non richiede una gran camminata il giro intorno al Pian Rancio, amena località in comune di Bellagio a quasi mille metri di quota alla falde del Monte San Primo, il più alto del Triangolo Lariano, solo poco più di quattro chilometri. Però l’itinerario è pieno di cultura perché segnato dalla sequenza di alcuni punti interessanti dal lato geografico, geologico, naturalistico, storico e perché no, pure gastronomico. Al Pian Rancio si può arrivare comodamente in auto dopo aver percorso la Vallassina da Asso fino al Santuario del Ghisallo, luogo sacro per il mondo del ciclismo. Da qui si prende, a sinistra, la strada che sale proprio al Pian Rancio, poi al parco del San Primo. Giunti al termine della salita si può lasciare l’auto al parcheggio. È qui che si apre l’accogliente pianoro. Lasciata l’auto si prende il sentiero che scende verso sud e dopo qualche centinaio di metri in leggera discesa, ci si infila in un bosco di roveri, di betulle e di carpini, qualche abete. Le indicazioni portano a una sorgente assai importante. È qui dove nasce il fiume Lambro, come indica un cartello nella roccia. L’iscrizione informa che all’acqua occorrerà percorrere 130 chilometri prima di entrare nel Po. La sorgente è denominata “Menaresta” Perché? Per il fatto che l’acqua sgorga quasi a singhiozzi. Il fenomeno, come spiegano i geologi, è dovuto alla presenza di un sifone all’interno del terreno che molla l’acqua quando si è riempito. Lasciata la “Menaresta si bordeggia il pianoro verso occidente passando per alcune trattorie, il Ristorante Bar Diavolo, “ul Diavul” per i locali e il rifugio “Anna Maria. Si prosegue sempre vero occidente fino al limitare estremo del pianoro. Qui di fianco alla strada che sale al San Primo, si incontra l’antica fornace della calce. Si ritorna poi fino alla polentoteca Chalet Gabriele, che è specializzata nella “Pulenta uncia”, e nel “Toeuch”: delizie della tradizione lariana. Dopo la sosta culinaria, si può seguire la strada che porta a Bellagio per incontrare la Pietra Lentina, uno dei più grandi massi erratici. È un “granito ghiandone” arrivato qui dalla Val Masino durante il Quaternario. Prima di riguadagnare il parcheggio si può salire leggermente verso nord e incontrare la Pietraluna, un altro importante masso erratico.
Federico Magni