
Una stanza interna della struttura termale di Valmasino ai tempi in cui era in attività
Val Masino (Sondrio) - Un rinvio a giudizio nella vicenda relativa al fallimento della società “Relais Bagni Masino“, l’ultima ad aver gestito le terme di Valmasino prima della chiusura nel 2015. Ieri davanti al giudice Antonio De Rosa, è comparsa Alessandra Putzu, 56enne residente a Domaso, Como. Deciso il rinvio a giudizio al 14 febbraio. Implicata nella vicenda, ma la sua posizione è stata stralciata, Laura Sivilotti, 57enne lecchese: insieme erano socie ed amministratrici, in amministrazione disgiunta, della Srl dichiarata fallita il 6 agosto 2015.
Alessandra Putzu, secondo l’accusa, avrebbe distratto beni della società, in particolare il saldo cassa al 16 dicembre del 2014, oltre 53.871,24 euro, «mai stati rinvenuti – recita il capo di imputazione - nè consegnati al curatore fallimentare»; quasi 11mila euro dalle carte di credito della società fallita, un frigorifero e un computer. Inoltre, avrebbe tenuto, in tutto o in parte, i libri e le altre scritture in modo da non rendere possibile al curatore fallimentare la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari, «in specie mediante un anomalo utilizzo del conto cassa, le cui annotazioni non corrispondevano alla realtà di gestione societaria».
«Con l’aggravante – si legge – di aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità, essendo lo sbilancio tra attività e passività di un milione e 200mila». Putzu avrebbe amministrato direttamente la società e a lei sono imputabili direttamente i reati contestati, mentre Sivilotti non avrebbe impedito che questi venissero commessi, pur essendo giuridicamente obbligata a prevenire “l’evento”. La lecchese non è a processo adesso, ma le dinamiche delle due socie sono ben descritte nel capo d’imputazione, nel quale si legge che Sivilotti si è limitata ad intervenire bloccando la carta di credito aziendale e verbalizzando le gravi irregolarità rilevate. Poi denuncia la socia e si rivolge al legale per dirimere pacificamente il contenzioso contabile tra loro. Non riuscendo a trovare un accordo, porta tutto in tribunale nel maggio 2015, 3 mesi prima del fallimento.