Valfurva (Sondrio), 25 agosto 2019 - «Si deve uscire al più presto dall’impasse attuale e servono soluzioni radicali: il Comune, di 2700 residenti, molti dei quali vivono di turismo, deve sollecitare l’istituzione di zona franca e noi siamo pronti a promuovere un referendum o raccolta firme per chiedere l’annessione alla regione a statuto speciale del Trentino Alto Adige». A parlare è Gianfranco Saruggia, ex sindaco di Valfurva, che con Carmelino Puntel ora fa parte del gruppo di minoranza “Rilanciamo Valfurva”. Il tema al centro del loro intervento è legato al semi-isolamento della località dopo la caduta del ciclopico masso dal dissesto del Ruinon.
«Da anni tengo alta l’attenzione sul problema - afferma l’ex primo cittadino -. Ci siamo attivati per fare qualcosa di concreto, ma tutto è caduto nel vuoto. Abbiamo ottenuto 2 milioni nel 2007, quando eletto, grazie anche al forte interessamento dell’allora prefetto Chiara Marolla e di Guido Bertolaso, ai tempi responsabile nazionale della Protezione Civile. La Regione, che stanziò quella somma, destinò le risorse al progetto per togliere le acque in quota, fare una centralina e 2 by-pass. Ma al progetto non seguirono i fatti: dissero che non c’erano i soldi. Ma, adesso, è finito il tempo di stare fermi, di non reagire all’immobilismo di enti come la Provincia e la Regione, ma anche della Cm e del Parco dello Stelvio. Tutti stanno facendo poco o niente e perdono credibilità». «E come accettare la distribuzione a pioggia delle risorse dei Comuni confinanti?
A oggi Valfurva ha ricevuto meno di 5 milioni, ma avrebbero dovuto essere molti di più. E pensare che, il 20 aprile 2015, l’allora presidente della Cm parlava di “logica di rete e di superamento della frammentazione”. I fondi per Valfurva sono stati destinati non alla sicurezza, ma per sistemare l’oratorio e le scuole: quei finanziamenti avrebbero dovuto arrivare dallo Stato o dalla Regione Lombardia, senza dovere attingere a quel “tesoro” dei Comuni confinanti», sostiene Saruggia.
«Il tempo stringe e si deve evitare che anche la stagione invernale sia un fiasco - aggiunge il politico da 7 anni all’opposizione - e si deve lavorare sui sassi pericolanti, va messa in sicurezza la strada alternativa tenendo presente che in inverno lì sbocca la pista Deborah, vanno tolte le acque in quota affinchè non filtrino nel corpo frana del Ruinon, il passo Gavia va tenuto aperto il più possibile, serve l’elisoccorso, va fatto il tunnel Santa Caterina-Ponte di Legno come chiesto il 16 giugno 2010».