PAOLO GALLIANI
Cronaca

La Valtellina inaspettata: quel profumo di libertà tra vigne, vicoli e Storia

La riscoperta di Sondrio, un panorama unico

Una corsa tra i vigneti

Sondrio, 3 agosto 2017 - Il tempo non manca: in quasi due ore di viaggio c’è modo di perdersi tra le pagine di Luigi Veronelli e Mario Soldati che raccontavano la Valtellina e l’effetto esaltante che aveva avuto su di loro. Un’evidenza: portarsi una loro pubblicazione a bordo del convoglio di Trenord che si lascia alle spalle Milano e pure la Brianza e il Lecchese, è un omaggio alla lunga striscia di Lombardia che si apre dopo Colico e finisce davanti al gigante fisico dello Stelvio. Fermata di rigore a Sondrio. Banale averla considerata per tanto, troppo tempo, giusto un capoluogo amministrativo ed eventualmente una semplice tappa di passaggio verso Bormio e Livigno: significa non essersi mai persi tra i vicoli di Scarpatetti o attardati tra Palazzo Pretorio, Palazzo Martinengo e Castel Masegra. Tant’è, c’è sempre un modo per ripagare dello sgarbo.

E il pretesto è dietro l’angolo: l’imminente «brindisi sotto le stelle» per le vie del centro storico nella notte di San Lorenzo (10 agosto), tra degustazioni di Doc e Docg della Valtellina, musica e visite al Centro delle Volte dedicate al mitico Sfurzàt. Tant’è. Il vino diventa paesaggio dalle parti di Poggiridenti e il treno sembra accarezzare lo straordinario sistema terrazzato di vigne, microclima speciale, il sole che batte perpendicolare, i muretti a secco e i 70 chilometri di percorso ciclopedonale tra i grappoli maturi. Attorno uve Nebbiolo, il Valtellina Superiore e le sue tante denominazioni. C’è anche Teglio sulla sponda retica, patria dei pizzoccheri, con tanto di Accademia che ne certifica la qualità. E se sedersi alla tavola del «Combolo» è sempre un piacere, è una sorpresa scoprire che una località a quasi mille metri di altitudine abbia una simile concentrazione di edifici storici e monumenti: i vecchi mulini, la facciata dell’oratorio della Confraternita dei Bianchi ricoperta da un episodio di Danza Macabra, il rinascimentale Palazzo Besta, luogo-culto degli appassionati dell’Ariosto per via di un pregevole ciclo dedicato all’Orlando il Furioso.

Il capolinea è a Tirano ed è il gran finale: la coincidenza con il mitico «Trenino Rosso» per il Bernina e Saint-Moritz, poi Palazzo Salis, Palazzo Quadro Curzio, lo scenografico Santuario della Madonna di Tirano che ricorda un’apparizione della Vergine e 550 metri dello sperone roccioso che ospita la chiesetta di Santa Perpetua. Vista panoramica pazzesca e per giunta gratuita. Il treno che torna verso Milano fa nuovamente tappa a Sondrio. E stavolta, la sosta prolungata è un atto dovuto nei confronti della Valmalenco: la navetta per raggiungere Chiesa; la sorpresa davanti alle cave dove i famosi «artigiani delle pietre» tengono in vita la lavorazione dei «lavècc» (pentole e vasellame) in pietra ollare; e i luoghi prescelti, anni fa, da Pasquale Festa Campanile per girare la sua pochade cinematografica con Johnny Dorelli e Barbara Bouchet, trama un po’ frivola dal titolo «Come perdere una moglie e trovare un’amante».