Bormio (Sondrio) - La capacità dell’uomo di avvelenare l’ambiente si può manifestare in mille modi differenti, non solo attraverso i gas di scarico, i residui di produzione, i fumi degli impianti e le microplastiche. Persino un’attività ludico-sportiva come la caccia può essere inquinante: le cartucce di piombo, infatti, rilasciano sostanze velenose che restano nell’organismo degli animali feriti, condannandoli ad una fine sicura.
Sono anni che il WWF chiede alla Comunità Europea di mettere al bando le munizioni da caccia contenti pallini di questo metallo. E adesso, a dare una mano agli ambientalisti, è arrivato anche uno studio molto articolato, promosso dal Parco Nazione dello Stelvio e dalla Provincia di Sondrio, in collaborazione con Ispra e l’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emili-Romagna, che conferma le gravi conseguenze dell’avvelenamento da piombo nei rapaci. Su un campione di 252 aquile reali e avvoltoi raccolti feriti, o morti, in un’ampia area dell’Europa centro meridionale, estesa dai Pirenei all’Appennino, più di un quarto degli uccelli (66 esemplari, pari al 26%) aveva nei tessuti concentrazioni di piombo indicative di avvelenamento acuto. Una fonte di inquinamento che non solo mette a rischio la salute di milioni di animali in Europa, ma minaccia anche la salute di milioni di persone, sia attraverso il consumo di selvaggina inquinata dai pallini, sia potenzialmente attraverso il consumo di acqua contaminata dal piombo di origine venatoria disperso in atmosfera.
L’ingestione del piombo avviene in modo diverso a seconda delle specie, gli uccelli acquatici e gli uccelli terresti granivori assumono direttamente i pallini che giacciono sul terreno perché sono soliti ingerire sassolini per favorire la frantumazione del cibo nello stomaco. I rapaci sono invece esposti al piombo quando si nutrono di una preda avvelenata per ingestione, o perché colpiti da un cacciatore. Il divieto definitivo del piombo nelle munizioni da caccia sta per essere discusso anche in Provincia di Sondrio, prima provincia italiana e probabilmente europea che ha messo in forte evidenza la problematica, bandendo già dal 2011 l’uso del piombo dalle munizioni per gli ungulati. In pochi giorni una petizione online per sostenere il bando ha già raccolto quasi 5mila firme. Le alternative tecniche, costituite da materiale completamente atossico come il rame, sono già sul mercato e praticate in alcuni siti europei, come i settori altoatesino e lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio, esperienza che a breve verrà replicata anche altrove.