
di Milla Prandelli
Viaggio alla scoperta del più alto centro abitato del Bresciano: Case di Viso, a oltre 1700 metri, delle sue antiche abitazioni, degli alpeggi e delle trincee in quota, fino ai 2.478 metri del rifugio Bozzi. Per raggiungere Case di Viso si dovrà, venendo da Bergamo e Brescia, superare Ponte di Legno, prendere la Provinciale 29 del Gavia fino a Pezzo, dove si troveranno indicazioni per la località. A Case di Viso vi è un grande parcheggio. Il consiglio è quello di avere un abbigliamento da montagna "a strati", perché il tempo in quota può essere assai mutevole e le condizioni climatiche cambiare improvvisamente. L’idea è quella di salire immediatamente fino al rifugio Bozzi e poi scendere a visitare il paesino prima di riprendere l’auto. Lasciando l’auto nel posteggio si sale fino a Prà del Rum, dove c’è una meravigliosa area picnic (in caso di bimbi piccoli ci si può fermare lì). Dall’area picnic, tramite il pensiero a destra, che è ben segnalato, si sale verso il rifugio lungo una strada sterrata ma abbastanza comoda. La camminata dura circa due ore e mezzo in cui si vedranno il lago di Viso, sulla destra, e il panorama del paesino. A 2.1000 metri di altezza si vedrà Baita Casaiole e poco dopo, fatti alcuni tornanti in salita, si potrà scorgere la bandiera che segnala il rifugio gestito dal Cai di Brescia, dove si possono gustare piatti tradizionali della zona. Poco sotto la struttura vi sono il lago e l’area sacra del Montozzo, teatro della Guerra Bianca in Adamello. Durante la prima Guerra Mondiale il rifugio fu usato come caposaldo dei Battaglioni "Edolo" e "Val d’Intelvi". Una volta ritornati a Case di Viso sulla sinistra si potrà scorgere una zona dove un tempo vi era un insediamento preistorico, poco prima del Rifugio Ercavallo. Nel centro della località, invece, antiche case di pietra molto spesso costruite interamente a mano e con ciottoli del torrente Arcanello, uno dei rami principali del fiume Oglio. Nelle abitazioni non vi è la corrente elettrica. Non manca un piccolo ma fornitissimo caseificio gestito dal pastore Andrea bezzi, per anni alla guida del Consorzio del Silter dop: il formaggio a pasta dura tipico della Valcamonica.