VITTORIO BELLAGAMBA
Economia

L’Italian sounding fa perdere dieci miliardi l’anno: cos’è e come possiamo difenderci

A Bormio uno studio Ambrosetti sull’agro alimentare e sui danni del finto Made in Italy. La Lombardia prima per valore aggiunto ma anche per costi

Valerio De Molli, ceo di Ambrosetti

Valerio De Molli, ceo di Ambrosetti

Bormio (Sondrio) – L’Italian sounding è il fenomeno che consiste nell’utilizzo, soprattutto sui prodotti agroalimentari, di denominazioni, riferimenti geografici, immagini che evocano i beni Made in Italy ma nulla hanno a che vedere con le eccellenze agroalimentari italiane. La Lombardia è la regione italiana più colpita da questo fenomeno con un impatto economico negativo pari a 10,2 miliardi di euro l’anno. Il dato è emerso ieri mattina a Bormio dove è in corso di svolgimento l’8° forum "La Roadmap del futuro per il food&beverage" di The Euopean House – Ambrosetti. Dalla ricerca emerge, inoltre, come l’imitazione all’estero di prodotti del territorio abbia precluso quasi 9 miliardi di euro di vendite oltre-confine.

"Le regioni più colpite dal fenomeno – spiega il ceo Valerio De Molli – sono quelle che concentrano la propria esportazione su prodotti ad alta intensità di Italian sounding, come i prodotti a base di carne o i prodotti lattiero-caseari, così come verso i Paesi più sensibili al fenomeno come Giappone, Brasile e Germania". "La tutela del Made in Italy – continua De Molli – è una priorità e l’arrivo di nuovi regolamenti DOP e IGP a partire dal 2024 rappresenta un passo significativo in questa direzione. Le associazioni di produttori avranno maggiori poteri per combattere pratiche ingannevoli, dare maggiore trasparenza ai consumatori e generare un valore aggiunto concreto per l’economia: nel 2023 il fenomeno dell’Italian sounding nel mondo ha superato quello dell’export agroalimentare: 63 miliardi di euro contro i 62 di esportazioni".

I prezzi dei prodotti "taroccati" sono di gran lunga inferiori a quelli degli originali e in proposito Benedetta Brioschi partner di Ambrosetti ha aggiunto: "L’Italian sounding è competitivo grazie a prezzi mediamente inferiori del 57% rispetto ai prodotti originali. Negli Stati Uniti, ad esempio, il prezzo del parmigiano può essere ridotto fino al 38%, quello del mascarpone fino al 50% e della pasta secca fino al 54%".

Le azioni che possono ridimensionare le conseguenze negative dell’Italian sounding sono state illustrate da Valerio De Molli: "L’Italian sounding si può contrastare attraverso iniziative economiche e industriali in sinergia con un cambiamento culturale soprattutto nella consapevolezza del consumatore estero. È prioritario realizzare investimenti produttivi, ma anche comunicare con efficacia il Made in Italy per educare il consumatore. La riduzione delle barriere doganali e l’internazionalizzazione della filiera italiana della distribuzione possono essere fattori determinanti, come una forte disincentivazione all’indicazione fallace in etichetta, ma anche la creazione di ambasciatori del Made in Italy e l’adozione di tecnologie per la tracciabilità".

Secondo lo studio di Ambrosetti la Lombardia è la prima regione in Italia per fatturato relativo alle eccellenze agroalimentari che è stato pari a 48 miliardi con un aumento del 34% rispetto al 2015. Primi anche per valore aggiunto pari a 10 miliardi con una crescita del 14% e per esportazione con 10,4 miliardi di euro. Cinque province lombarde sono fra le prime dieci in Italia per valore della produzione: Mantova, Brescia, Cremona, Sondrio e Lodi.