
Melavì dà lavoro a 14 dipendenti a tempo indeterminato e ad altri 140 operatori
Ponte in Valtellina (Sondrio), 16 marzo 2025 – Qualcosa si muove in casa Melavì, ma la situazione è ancora molto seria. La società agricola, nata nel 2013 con la fusione delle tre storiche cooperative valtellinesi di Ponte in Valtellina, di Villa di Tirano e dell’Alta Valle, è in grave crisi ormai da diversi anni. Le ragioni di tale crisi risiedono in un’importante situazione debitoria pregressa, in particolare verso gli istituti di credito, che con il tempo si è appesantita a causa della progressiva erosione del prodotto conferito dai soci, passato da circa 280.000 quintali a poco più di 70.000. Attualmente occupa 14 dipendenti a tempo indeterminato mentre sono 140 gli operatori a tempo determinato che ruotano attorno a una realtà che genera una massa salariale complessiva annuale di 1.800.000 euro (Dati EBAS 2024 Ente Bilaterale Agricolo Sondrio).
Un quadro grave
Per ora il Cda, da quanto trapela, pare si sia ricompattato. Le soluzioni sono due: o la “procedura di concordato preventivo”, quella alla quale si rivolge chi è in crisi per tentare il risanamento (proseguendo l’attività) ed evitare il fallimento, o la “procedura di composizione negoziata”. Il quadro è grave ma un piccolo spiraglio pare essersi aperto e non è detto che non si possa arrivare anche alla cessione. “La situazione è assai difficile, drammatica, inutile fare giri di parole – dice il sindaco di Ponte in Valtellina Franco Biscotti – ma per quanto mi è stato riferito è certo che il Cda si sia ricompattato proprio in extremis”.
Spiegazioni
Le cause che hanno portato alla disastrosa situazione della cooperativa Melavì partono da lontano. “Io ciclicamente mi sento coi vertici della Melavì, conosco la situazione. C’è una condizione debitoria pesante, le responsabilità di certo non si possono ascrivere solo agli ultimi arrivati ma ritengo sia una corresponsabilità che va avanti da tanti anni. E causata dal progressivo abbandono di tanti, tantissimi, conferitori. Una vera e propria fuga. E poi la cooperativa ha dovuto far fronte alla ’crisi della mela’ di qualche anno fa, che ora pare alle spalle ma che ha prodotto dei danni”.
Cauto ottimismo
“Negli incontri che ho avuto coi vertici - conclude Biscotti - c’è sempre stato un cauto ottimismo, e sempre la volontà di voler salvare un marchio come Melavì. Nell’ultimo mese la crisi ha vissuto un’escalation della crisi, mi auguro si riesca a trovare una buona soluzione per cercare di salvare ’la baracca’. Ponte in Valtellina è cresciuta negli anni grazie anche alla coltura delle mele, l’economia di molti agricoltori è basata su questo: è chiaro che salvare la Melavì sarebbe importante per tutti”.