
Pigmalione
di Giambattista Anastasio
Fino a che punto può essere onesto un artista ingaggiato dal potere per realizzare un’opera destinata alle masse? Fino a che punto si può pretendere onestà da un artista chiamato a raccontare una storia in cui è immerso, che vive sulla propria pelle, in tempo reale, con tutto ciò che questo significa? Quanto può essere libero? E quale libertà gli serve prima di tutto? La libertà di inseguire il proprio demone interiore, quali che siano l’esito artistico e il grado di verità ai quali lo condurrà o la libertà dalle proprie fragilità, dall’ambizione di una notorietà che, considerati i committenti, sembra assicurata, definitiva? Si può fare un patto col diavolo? Si può amare la propria opera più di tutto, più del vero, più di se stessi?
Domande enormi ma l’invito ad indagarle – il 9 e il 10 dicembre a Campo Teatrale – è firmato da Giacomo Ferraù e Giulia Viana, fondatori, già nel 2009, della compagnia Eco di Fondo. E questa è una rassicurazione, un consiglio a mettersi comodi e ad aprire cuore e mente, un punto fermo tra tanti interrogativi. Sì, perché Ferraù e Viana si avvicineranno al tema con un approccio che è al tempo stesso consueto e nuovo. Consueto, perché, in ossequio alla loro cifra, si richiamano al mito greco e lo conducono fino a noi, fino alla propaganda di oggi, fino alle fake news che modellano il racconto del nostro tempo, per il tramite di una vicenda reale: quella di Kurt Gerron nel 1943, durante la seconda guerra mondiale. Nuovo, perché a Campo Teatrale non andrà in scena uno spettacolo, non ancora, ma un primo lavoro. Il pubblico assisterà all’esito di una ricerca teatrale in corso e alla quale Eco di Fondo non rinuncia: "Fare ricerca è essenziale per non perpetuare la stessa proposta, per trovar forme nuove – sottolinea Viana –. Ma per riuscirci serve una gestazione più lunga. Per questo presenteremo una prima tappa del lavoro". Un approccio non da poco in tempi in cui le compagnie sono spesso costrette, loro malgrado, a muoversi nella logica dello “spettacolificio“. "Il sistema è fagocitante e in una certa misura è comprensibile che lo sia – spiega Ferraù –. Ma come artisti dobbiamo sempre chiederci quale sia il modo migliore per far sì che alcune domande diventino interessanti anche per gli spettatori. Quel che si può fare per conciliare tempi stretti e ricerca è dichiararsi al pubblico, ad esempio dichiarare che assisterà ad uno step del lavoro. Bisogna sempre dare le basi per essere compresi, in piena onestà intellettuale".
La storia, allora. Il titolo scelto per questo spettacolo in fieri è "Pigmalione". Già, proprio lo scultore più noto della mitologia greca, quello che si innamorò di una statua di donna scolpita con le sue stesse mani arrivando a pregare Afrodite perché insufflasse il respiro vitale in quella compagna d’avorio e la rendesse umana per poterla sposare. A correre il rischio di Pigmalione è Kurt Gerron, un regista "che – spiegano gli Eco – ha davanti a sé la possibilità di realizzare l’opera più grande che un uomo abbia mai avuto la possibilità di realizzare: un allegro documentario con più di 40.000 comparse ambientato a Terezin. Ma Terezin è un campo di concentramento e Kurt è ebreo, è uno dei prigionieri. “Terezin, la città che Hitler regalò agli ebrei”: il più grande film della storia. Il più grande fake della storia". A commissionarlo è il Terzo Reich, l’obiettivo del regime nazista è rimandare un’immagine distorta del campo, l’immagine di una città felice. Terezin diviene un grande set cinematografico. E allora l’artista che fa? Che fa in particolare, un artista-prigioniero qual è Gerron? Cosa significa per un’artista cedere l’anima al diavolo? Cosa ha significato per Gerron? Sì, perché alla fine quel documentario fu realizzato. Domande enormi. Una ragionevole certezza, però, c’è. Che alla fine possa restare negli spettatori quell’eco di fondo che esiste ancora e che ancora oggi è la prova viva del big-bang, della prima grande creazione. Quella stessa eco che è, infine, la prova della magia dell’atto teatrale. E che, non a caso, è il nome di questa compagnia.