Giulio Einaudi e la cartella fantasma. Quel mistero svelato in via Senato

La Biblioteca annuncia l’acquisizione di una collezione di Struzzi dal 1933 al 1983: oltre 4.300 volumi "L’editore e i suoi collaboratori sfidarono censure, sequestri e arresti per portare una ventata d’aria nuova".

Riappare la cartella “fantasma” di Giulio Einaudi. Assoluta rarità, ignota persino alla casa editrice. Sul mercato antiquario mai vista. Fino ad oggi: in mostra alla Biblioteca di via Senato (fino al 7 dicembre). Allineate nella piccola sala espositiva, sotto scaffali di libri, le 22 litografie originali contenute ed estratte, due per undici astrattisti (lontani dall’area del Pci togliattiano): Afro, Birolli, Bordoni, Cassinari, Mirko, Moreni, Morlotti, Pizzinato, Santomaso, Treccani, Vedova. Finalmente, dopo un periodo di decadenza e relativi linguaggi demoralizzanti, "pittori meritevoli di aver ricondotto l’arte figurativa all’alta funzione del libero bagliore che redime".

Era il 1950, quando la gallerista newyorkese Catherine Viviano, innamorata dei freschi giovani italiani, aiutava Giulio in questa operazione editorial-culturale elitaria e solitaria, ma non snobistica: la cartella stampata in soli cinquanta esemplari, destinati a selezionati omaggi, in occasione della XXV Biennale di Venezia, 1950, assai importante dopo il “break“ della guerra.

A Milano la si rivede per annunciare l’acquisizione, da parte della Biblioteca di Via Senato, di una collezione di Struzzi dal 1933 al 1983: cinquantenario a direzione Giulio Einaudi.

"Huomo risoluto e d’alto pensiero”, come quel capitano Mattei che per logo si era fatto disegnare, a metà Cinquecento, lo struzzo che inghiotte un chiodo (le avversità più dure).

La collezione, un unicum di 4.343 tra volumi e riviste, è frutto dell’accanimento di Claudio Pavese: "Mi ha entusiasmato fin da ragazzino la costanza con la quale Giulio Einaudi, e i suoi collaboratori, avevano sfidato censure, sequestri, arresti, pur di portare nel nostro Paese ventate d’aria nuova", ha spiegato nel 2016 in un’intervista al nostro giornale. Ma anche la sua professione legata all’arte grafica gli ha fatto apprezzare questi manufatti di alto artigianato, per bella pagina, carta, illustrazione. "Le copertine Einaudi affidate ad artisti – sostiene Andrea Tomasetig, artefice del trasferimento a Milano della collezione – hanno educato l’occhio di molti italiani ben prima delle mostre".

Anna Mangiarotti