di Andrea Gianni
MILANO
"Sarà un quartiere moderno e variegato, abitato da studenti e giovani lavoratori: un luogo nuovo, che anticipa la faccia che Milano potrebbe avere tra vent’anni". L’architetto Patricia Viel, in prima linea in alcuni dei progetti che stanno modificando il volto della grande area che da Porta Romana e corso Lodi si estende verso Sud, illustra la sua visione sul presente e sul futuro del quartiere.
Come sta cambiando questa storica area della città?
"Il progetto Symbiosis è pioniere. Fin dall’inizio del secolo scorso Milano si è sviluppata sulle direttrici Nord Est e Nord Ovest, dove sorgevano le grandi fabbriche. A Sud c’era una tradizione manifatturiera ma di profilo più piccolo. La Fondazione Prada, ad esempio, era una stamperia. Poi c’è l’identità legata al parco agricolo. Questi aspetti hanno inciso sulle infrastrutture, che si sono sviluppate sulle direttrici Nord Est e Nord Ovest mentre a Sud c’è pochissimo. La ragione che ha portato all’attuale sviluppo di un’area che si trova in un cono d’ombra del trasporto pubblico, tra via Ripamonti e corso Lodi, è il cambiamento che sta vivendo la cultura del lavoro".
Come influisce?
"Se un tempo le infrastrutture di trasporto erano la locomotiva per lo sviluppo di un quartiere, oggi la spinta verso una città più asincrona offre qualità anche a un’area tuttora servita molto male dal trasporto pubblico. I vari progetti stanno costruendo un’area dalla vocazione giovane, con una popolazione mobile, legata a un’economia creativa ma non solo. Un’area dove ci si può muovere anche a piedi o in bicicletta, con piazze e piccoli parchi, all’insegna dell’intermodalità e con una filosofia meno efficentista. Con il nostro progetto per la nuova sede a2a abbiamo voluto generare la Torre Faro perché ritenevamo fondamentale liberare suolo per creare una permeabilità fra lo scalo Porta Romana e la nuova asta di via Crema a traffico lento".
Sarà un quartiere-cerniera fra centro e periferia?
"In questo caso siamo in pieno dentro il modello di una città policentrica. Questo sarà il modello della città futura, con quartieri ben serviti, vitali e variegati. Oltre ai grandi marchi della moda e della creatività c’è Ifom, l’università di Medicina, aziende che si occupano di ricerca. Ambienti diversi ma connotati da un’età media giovane. Studenti e giovani lavoratori con una forte attitudine alla mobilità. Non il classico milanese che vive nello stesso appartamento da generazioni".
Quali prospettive si apriranno dopo i Giochi del 2026?
"Per Milano questo si rivelerà un luogo nuovo, un nuovo quartiere, in una città che vedrà la nascita di luoghi “milanesi“ anche fuori dai confini cittadini, come ad esempio a Sesto San Giovanni. Luoghi connotati da una forte milanesità ma in zone meno care".
Di fronte a valori del mercato immobiliare in costante crescita, quali soluzioni si possono trovare per il problema del costo della casa?
"In primo luogo esiste un grave problema di accessibilità alla casa per universitari. Una lacuna che le università devono affrontare, cambiando l’approccio. Non si può pensare di far crescere un ateneo senza preoccuparsi di dove andranno ad abitare gli studenti. Poi c’è il problema dell’accessibilità alla casa per giovani famiglie, e per questo bisogna allargare l’offerta di affitti. Un fattore che ci aiuterà a risolvere il problema è lo spostamento della centralità: una Milano allargata fuori dai suoi confini e ben collegata. Penso a Comuni come Sesto ma anche, ad esempio, Abbiategrasso o Gaggiano. I valori immobiliari continueranno a crescere, e per questo bisognerà offrire sempre più milanesità anche fuori dai confini".
Su Porta Romana servono investimenti in più sul trasporto pubblico?
"C’è la M6 ma non è ancora finanziata. Poi ci sono linee di forza di altro tipo, come le ciclabili. Quello che davvero serve è l’intermodalità, creare un sistema misto mezzi pubblici-ciclabili. Questa zona, che ha iniziato a svilupparsi relativamente tardi, diventerà la più fresca e giovane di Milano".