CRISTINA BERTOLINI
Economia

Il vino della Brianza. Autari, 500 bottiglie per l’Agriparco

All’ultima vendemmia hanno partecipato i volontari di Cisco

Il vino della Brianza. Autari, 500 bottiglie per l’Agriparco

Autari, barbera con 14 gradi alcolici, lanciato dalla fondazione di Alessio Tavecchio (a sinistra)

È tornato dopo 150 anni il vino di Monza. Si chiama Autari, barbera con 14 gradi alcolici, lanciato da Fondazione Tavecchio onlus, titolare dell’Agriparco solidale “Accolti e Raccolti“, insieme a Meregalli Vini.

Il vino porta il nome del re Autari, che suggellò la sua unione con la regina Teodolinda attraverso una tazza di vino rosso che diede inizio al regno da cui Monza ebbe origine. Le prime 500 bottiglie della vendemmia 2022 sono esclusive e personalizzabili: non sono in vendita, ma vengono regalate a tutti coloro che sostengono il progetto del Centro polifunzionale, che Fondazione Tavecchio andrà a costruire in una porzione da 1300 metri quadrati dei 12mila dell’Agriparco di via Papini. "Il vigneto Autari è stato concepito con un chiaro obiettivo sociale – spiega Tavecchio – creare opportunità occupazionali per persone disabili e preservare il patrimonio viticolo del territorio". La prima vendemmia utile è stata quella del 2022, quella del 2023 è stata rovinata dai violenti temporali estivi, mentre nelle scorse settimane si è tenuta quella del 2024, con l’aiuto dei volontari dell’azienda Cisco che permetteranno di avere altre 500 bottiglie. Autari è un vino da 14 gradi alcolici, color rosso rubino, dal gusto fruttato, corposo, con retrogusto di liquirizia. Il prodotto “made in Monza“ è stato valutato da Antonio Erba, presidente dell’Associazione Sommelier Lombardia, provincia di Monza e Brianza: "I 14 gradi alcolici sono ben bilanciati dall’acidità, vera spina dorsale del prodotto che lo rende gradevole da consumarsi fresco, ma anche da bere invecchiato tra una decina d’anni. Si abbina bene con il risotto alla monzese, con mantecatura al burro, mentre le note speziate si sposano idealmente con la luganega". Fino alla fine del 1800, Villasanta, la bassa monzese e Lesmo erano terre di viticultura, poi la filossera ha distrutto tutti i vigneti, mai più ripiantati.