Tre scalini a cui nessuno darebbe molta importanza. Ma sono i dettagli a rivelare e raccontare. E quello che all’ingresso della "Pozzoni" pare solo un elemento di poco conto, ha invece il potere di marcare il territorio. Come a dire: "State entrando in una trattoria speciale". Certo che lo è. Perché non può essere un esercizio commerciale qualsiasi, una locanda che ha attraversato il tempo riuscendo a farselo pure amico; e che si è guadagnato una reputazione considerata da tutti "strameritata": per la storia di questa vecchia "osteria con stallazzo" di Graffignana avviata nel 1911 da nonno Giacomo e nonna Laura, subito diventata tappa fissa per le corriere in transito in questa contrada del Lodigiano a ridosso delle colline di San Colombano. E per la forte simpatia che questa trattoria riesce ancora oggi a trasmettere.
Forse per il suo carattere "famigliare", ereditato a suo tempo da papà Piero e da mamma Angioletta. E oggi tenuto in vita da Lorenzo Pozzoni, titolare e – come ci tiene a precisare – "cuoco e non chef", scuola alberghiera a Milano e una verve in cucina fatta di poche regole ma inviolabili: il rispetto del territorio, i piatti rigorosamente maison e le preparazioni che non scimmiottano le mode ma rimangono fedeli alla tradizione. Del resto evocata dagli arredi e da un’invidiabile atmosfera "Novecento": il banco-bar, la saletta dove la gente gioca a carte, la sala da pranzo con perlinatura alle pareti, le foto in bianco e nero della trattoria "inizio secolo", le madie in legno e il tovagliato candido e cangiante. Tant’è. Lorenzo può contare sulla collaborazione della moglie Daniela e della cognata Pinuccia, senza dimenticare il fratello, Giuseppe Pozzoni, che oggi fa il geometra, ma per dare una mano lui c’è sempre. E ci sarà pure un motivo se a mezzogiorno si fa fatica a trovare un posto libero. Nemmeno tanto complicato intuire la ragione: arrivano deliziose paste fatte in casa, compresa quella verdastra alle ortiche.
Per non parlare dei ravioli con ripieno di brasato, degli strozzapreti lodigiani e dei risotti agli asparagi o ai funghi con mirtilli. Non che i secondi latitino. Stinco di vitello al forno e cinghiale di questi tempi non mancano mai. Anche se nella hit parade della trattoria - ovviamente di venerdì "giorno di magro" - è il merluzzo in umido con cipolle e pomodoro o fritto con polenta a farla da padrone. Che poi, giusto per non farsi mancare nulla, bisogna lasciare un posticino ai dolci, "sempre della casa"; e ai vini, che di una vicina vigna di famiglia dove i Pozzoni producono bianchi Riesling e rossi a base di Barbera, Croatina e Bonarda. Il congedo? Piacevole. Un conto più che corretto (sui 45 euro, vini e bevande comprese) e la stretta di mano che vale un "arrivederci". Quesito a latere: in un locale simile cosa potrebbe mai aggiungere "una stella"? Risposta: nulla. Paolo Galliani