ELVIRA CARELLA
Speciali

Gli Oppini, padre e figlio: “Bei tempi al Derby club”

Intervista doppia fra la nostalgia del passato glorioso e i (tanti) futuri impegni "I giovani d’oggi sapranno di Internet, ma la realtà è tutta un’altra cosa..."

Franco e Francesco Oppini

Milano – Franco e Francesco Oppini a confronto. Il primo, già componente de I Gatti di Vicolo Miracoli, comico, attore, dal 14 febbraio all’8 marzo al Teatro Nazionale rivestirà il ruolo del marito della “tassista” Barbara D’Urso, nella commedia Taxi a due piazze. Ad aprile, poi, sarà pubblicato il suo libro sul periodo d’oro del cabaret. Il secondo, telecronista juventino, con la sua spontaneità ha conquistato i telespettatori del Grande Fratello Vip 5. Dialogando con loro sono emerse similitudini e diversità, anche per differenze generazionali.

Franco Oppini e Milano...

"Ho vissuto per 40 anni, ai tempi gloriosi del Derby Club, in una Milano da ridere. Ricordo una città ovattata dalla nebbia, ma piena di vita, di successi e di incontri".

E Francesco, il suo rapporto con la città?

"Vivo in campagna. Con la metropoli ho avuto un sano rapporto di studio ed ora di lavoro".

Momenti più belli della carriera e cosa non rifareste.

Franco: "Sono legati al Derby Club, in una Milano di giovani, che scoprivano il mondo dello spettacolo. La trasmissione “Non stop“ decretò il successo del mio gruppo. Rifarei tutto. Difficilmente si sbaglia, se le scelte partono dal cuore. Mia moglie, Ada Alberti, sostiene che ho un destino segnato". Francesco: "Non ho rimpianti. Ogni cosa è frutto di un momento di vita. Al GF Vip ho raccontato me stesso, senza creare dinamiche fasulle. Sport ed auto sono al centro dei miei interessi".

La gloria effimera della tv...

Franco: "La tv dà anche una gloria effettiva. Alcuni programmi considerati spazzatura sono, infatti, un mezzo per mettersi in luce, se si è veri e si hanno basi solide. Il tempo lo conferma".

Francesco: "La tv di un tempo era costituita da personaggi che sapevano fare bene il loro mestiere. Adesso predominano marketing e gossip: questo permette a molti di lavorare, me compreso. Ma è un’arma a doppio taglio: se non sai operare, ne finisci stritolato. Conosco certe dinamiche e so che è un lavoro che può non essere duraturo".

L’essere padre nei confronti di suo figlio e viceversa.

Franco: "Mai anteposto la carriera a lui. Tra di noi, per comunicare, basta uno sguardo".

Francesco: "Sono un figlio normale, con un padre molto educato e rispettoso. Sono orgoglioso della sua umiltà e trasparenza".

I giovani di ieri e di oggi?

Franco: "Nell’epoca odierna tutto è più veloce. Considero Internet il “bignami del mondo“ anche se a volte manca di profondità. Il rovescio della medaglia è il rischio di isolarsi. Nel Giappone è conclamata la sindrome di Hikikomori. I giovani di oggi sono più esperti di elettronica ma, a contatto con il mondo reale, hanno qualche difficoltà".

Francesco: "La mia generazione è figlia di chi ha vissuto il ’68, mediamente ben educata ma pigra, grazie alle comodità di cui si godeva negli anni 80-90. I miei genitori mi hanno insegnato l’importanza del darsi da fare. Non si conosce il futuro".

L’emergenza droga?

Franco: "Durante un servizio del tg, dissi a mio figlio che anche bere eccessivamente acqua può essere mortale. Sono contrario alla droga, problema legato all’educazione impartita da famiglia, scuola, società e Stato. Per un ragazzo carente di tante cose, può costituire una tentazione. Ma anche l’assunzione di più bicchieri di vino a pasto causa un etilismo strisciante".

Francesco: "La mancanza di dialogo in famiglia può generare il problema. L’assunzione di certe droghe non consente di tornare indietro, purtroppo".

Capitolo baby gang e bulli.

Franco: "Sono il riflesso di una cattiva educazione e di un ambiente familiare sbagliato. Il poliziotto di quartiere, senza armi, come a Londra, potrebbe essere utile a limitarne gli effetti". Francesco: "Odio il branco in generale e il bullismo, che ho subito, perché figlio di genitori noti. Alle elementari il mio compagno di banco mi portò un settimanale scandalistico con un’immagine della mamma. Per non parlare dei cori da stadio in sua presenza. Siamo lo specchio degli insegnamenti ricevuti".