CRISTINA BERTOLINI
Monza Open

Gli angeli custodi dalle mani d’oro: “La salute dei tennisti è la priorità”

Lo Zucchi Sport Center schiera uno staff di 7 medici e 10 fisioterapisti sempre a disposizione degli atleti

Roberto Volpi il coordinatore dei fisioterapisti durante il trattamento di un giocatore nell’ambulatorio all’interno del Tennis club monzese

Roberto Volpi il coordinatore dei fisioterapisti durante il trattamento di un giocatore nell’ambulatorio all’interno del Tennis club monzese

Monza – Dietro le prestazioni dei campioni della terra rossa all’Atp Challenger Atkinsons Monza Open 25, ci stanno i fisioterapisti del wellness center degli Istituti Clinici Zucchi: angeli dalle mani d’oro a cui gli atleti si rivolgono per preparare al meglio le gare. Lo ZucchiSport Center, a due passi dal tennis club monzese, mette a disposizione uno staff di 10 fisioterapisti e 7 medici a rotazione (uno è sempre presente ogni giorno), come spiega il dottor Maurizio Lovato, ortopedico, con diverse specialità legate al mondo dello sport: oltre all’ortopedico, c’è il cardiologo, il fisiatra e un medico che già segue le squadre di calcio di serie A. Per offrire assistenza all’Atp è stato creato un ambulatorio ad hoc, con lettini, tappetini, palloni, therabend. Poi per eventuali accertamenti più approfonditi, si fa rifermento al centro di via Appiani.

“Abbiamo creato uno staff di lavoro a turni - racconta Roberto Volpi, coordinatore della squadra di fisioterapisti -, al mattino cominciamo con il riscaldamento terapico, con taping e lavoro articolare, oltre a massaggi pre gara e per il mantenimento. Lo stesso viene ripetuto dopo la gara per scaricare la fatica”. Gli atleti lamentano lesioni pregresse da sovraccarico in particolare a spalle e caviglie perché la stagione è molto intensa, con pochi giorni di ripresa tra un appuntamento e l’altro. “Più sali di livello - fa osservare Volpi - e più i problemi sono severi”.

Gli atleti vedono i fisioterapisti per la prima volta, a livello razionale c’è poca confidenza ma sentono subito l’ottima manualità e competenza. I tennisti hanno grande consapevolezza del loro corpo e sanno indicare esattamente i problemi. Alcuni portano con sé il proprio fisioterapista di fiducia che quindi collabora con l’equipe degli Istituti Clinici Zucchi. Lingua ponte l’inglese, ma il linguaggio delle mani è quello che crea la connessione più profonda e aiuta immediatamente a stabilire una relazione di fiducia, ben oltre le parole.

“In più - racconta il fisioterapista - la propensione tutta italica alla gestualità viene in aiuto e nel tempo è diventata internazionale, con una serie di gesti che indicano gli interventi tecnici: step e leg extension hanno il loro corrispettivo nel linguaggio dei segni, considerato che l’anatomia è visivamente internazionale”. Ogni mezz’ora passano dal mini ambulatorio allestito al tennis club mediamente due atleti. Dalle 9 alle 20 gli appuntamenti sono tutti sold out. Organizzazione tecnica e preparazione di ferro sono sostenute da un’autentica passione per lo sport, dal primo all’ultimo degli operatori sanitari.

Lo ricorda anche il professor Claudio Manzini, primario ortopedico degli Istituti Clinici Zucchi, che ha seguito l’evoluzione dell’Atp Challenger per ben 7 edizioni. “Vengo dallo sport - racconta il professore -, sono un tennista e un centista. Negli anni scorsi la parte medica era preparata in maniera più familiare e la organizzavo io direttamente. Poi si è strutturata sempre meglio e quest’anno ogni dettaglio è stato messo a punto dalla nostra direzione sanitaria, secondo un protocollo rigoroso che garantisce il nostro impegno quotidiano per il benessere dell’atleta”.