CRISTINA BERTOLINI
Monza Open

Quando l’incordatura diventa un’arte. Gianluca Brini e le racchette dei campioni

Ha lavorato anche gli Australian Open: "La tensione deve essere perfetta"

Gianluca Brini lavora senza sosta per preparare le racchette dei giocatori

Gianluca Brini lavora senza sosta per preparare le racchette dei giocatori

La racchetta da tennis è la grande protagonista del torneo. Lo sa bene Gianluca Brini (titolare di Tennis Mania di Nova e Milano), incordatore all’Atp Challenger Atkinsons Monza Open 25. Dalle sue mani esperte passano decine di racchette ogni giorno, con punte di 60 in occasione di semifinali e finale. "Gli atleti o i loro coach vengono - spiega Brini - e chiedono l’esatta tensione necessaria. Ogni giocatore ha in media 6 o 7 racchette e i suoi standard di tensione preferiti. Arrivando da altri tornei, non fanno in tempo ad averle tutte incordate a puntino. Ne hanno pronte 3 e poi altre vengono incordate qui da noi". Dipende poi dai tornei, in quelli di più alto livello i campioni hanno anche una dozzina di racchette e chiedono l’incordatura per 5 o 6 alla volta. La tensione dipende dalla palla, dalla superficie del terreno e varia al momento, anche rispetto alla temperatura. Brini ha una grande esperienza al riguardo, essendo stato per sei volte incordatore ufficiale degli Australian Open. "Il giocatore - racconta - prova la tensione durante gli allenamenti e poi fa incordare la racchetta. Se piove la pallina si intride di acqua e terra, diventando più pesante, perciò la tensione necessaria cambia".

Il lavoro è febbrile al gazebo della Yonex (l’apparecchio per incordare che misura tensione e altri parametri tecnici), dove Brini e la sua collaboratrice incordano una racchetta ogni 20 minuti, quasi senza alzare la testa. Gli atleti passano da lui con il volto teso e trepidante, affidandogli i loro preziosi strumenti di lavoro per un’opera artigianale, ma tecnica e meticolosa allo stesso tempo. Le racchette devono essere sempre perfette in ogni fase della gara. Le corde vengono messe a punto per gli allenamenti e poi cambiate dopo alcune sessioni di training poco prima della gara. C’è una sorta di legame sensoriale tra la racchetta e l’atleta, che avverte subito se l’incordatura non è perfetta: "I tennisti - conclude Brini - si arrabbiano se la tensione non è esatta".