MIlano, 18 settembre 2018 - Edmond Rostand, il creatore di Cyrano, diceva che il matrimonio semplifica la vita, ma complica la giornata. Ne sa qualcosa Stefano D’Orazio che, un anno dopo il fatidico sì, ha voluto raccontare preparativi, ansie e retroscena del suo giorno dei giorni in “Non mi sposerò mai!”, l’anti-manuale su “come organizzare il matrimonio perfetto senza avere alcuna voglia di sposarsi” (Baldini+Castoldi) che ha presentato ieri pomeriggio nella redazione de “Il Giorno”, nell’attesa di farlo pubblicamente il 24 settembre (alle 18.30) alla Feltrinelli di Piazza Piemonte assieme al direttore del nostro quotidiano, Sandro Neri.
D’Orazio, aveva ragione Rostand?
«C’è una frase attribuita a Woody Allen che dice: se un uomo si deve proprio sposare, meglio lo faccia la mattina presto perché così, se non funziona, non perde la giornata. In effetti il prima e il dopo del matrimonio sono molto belli. A massacrarti è il durante».
Ma come le è venuta l’idea di fare la dichiarazione di matrimonio in diretta tv dall’Arena di Verona?
«È stato un gesto di grande scelleratezza: ho usato il mezzo pubblico per scopi privati. Sottovalutando, fra l’altro, che alcuni iniziano ad organizzare il proprio matrimonio già da bambini, mentre io ho fatto l’annuncio a metà giugno e dato appuntamento a tutti il 12 settembre, giorno del mio compleanno. Tolto agosto, mese in cui non lavora nessuno, ho avuto meno di 60 giorni per portare mia moglie Tiziana all’altare».
Non ha sensi di colpa verso quelli che l’avevano preso a modello per resistere alle pretese matrimoniali di compagne, amanti e fidanzate?
«Assolutamente sì. Ma giuro che io nel celibato ci ho creduto veramente. Fino all’ultimo minuto. Quando Carlo Conti, però, nel consegnare ai Pooh il premio alla carriera dei Wind Music Awards, ci ha chiesto quali fossero i nostri progetti futuri, ho pensato al colpo di teatro senza rendermi conto che se dici “mi sposo” davanti a milioni di telespettatori, poi non puoi più tirati indietro».
È vero che ci sono altri libri pronti. O quasi?
«Sto abbozzando un divertente romanzo sugli dei del paganesimo a cui ne capitano di tutti i colori. Mi hanno anche proposto di portare le mie storie sul palco a teatro, ma io preferisco lavorare dietro le quinte».
Eppure da ragazzino aveva provato ad unire musica e teatro accompagnando alla batteria lo spettacolo “Osram” di Carmelo Bene e Cosimo Cinieri.
«Accade al Beat 72, centro di ricerca teatrale romano in cui intercalavo con il mio strumento il recitato degli attori. Una prestazione a mero uso e consumo della follia letteraria di Bene che, essendo agli esordi, non era ancora apparso alla Madonna ma, al limite, solo a San Giuseppe».
La passione per il teatro rimane. Progetti?
«Con Fausto Brizzi avevamo preso i diritti di “Da grande”, la pellicola dell’87 con Renato Pozzetto, con l’idea di trarne un musical, ma, a sceneggiatura ormai pronta, le note vicende di cronaca ci hanno costretti a congelare il progetto. Da notare che “Da grande” fu trasformato dagli americani nel “Big” di Tom Hanks senza dire mai che si trattava di un remake. D’altronde loro sono fatti così, pure quando con i Pooh portammo il nostro “Pinocchio” a Broadway ci dissero: bello ma non vi siete attenuti del tutto alla favola di Walt Disney!».