Elisa
Guzzo Vaccarino
Occhi chiari, capelli ricci, un metro e 80 di altezza, figura asciutta e armoniosa, volto incisivo, Mattia Semperboni tiene agganciato su di sé lo sguardo della platea dei ballettofili della Scala dalla sera in cui scatenò un tuono di applausi nella variazione più famosa del “Corsaire”, quella esotizzante a torso nudo con i pantaloni celesti, che solo i virtuosi possono affrontare impavidamente.
Nato a Milano nel 1995, è a Milano che vuole restare e vivere una carriera in crescita.
Mattia, da dove è cominciata la vocazione per la danza?
"Ballavo sempre a casa, ininterrottamente, anche senza musica, da solo davanti allo specchio. Mi compravo i video dei balletti in edicola con la “paghetta“ che riuscivo a racimolare e imparavo da lì. Un’amica di mia madre ha intuito che potevo studiare seriamente. A 11 anni ho fatto l’audizione e sono stato accettato alla scuola della Scala, dove mi sono diplomato regolarmente dopo otto corsi a 19 anni; ho avuto la fortuna che il direttore del ballo, Makhar Vaziev, mi ha subito offerto un contratto di demi-soliste e l’avventura da allora continua".
Un ricordo felice della scuola?
"Quando Frédéric Olivieri nel 2011 ha creato su di noi il suo ‘Schiaccianoci’ destinato agli allievi, che è riuscito tanto bene da riproporlo anche in anni successivi negli spettacoli della scuola".
Tra i compagni di scuola di Semperboni c’era Jacopo Tissi, che poi è volato al Teatro Bol’šoj di Mosca insieme a Vaziev.
Perché invece lei non ha cercato ingaggi in compagnie straniere, che apprezzano il temperamento dei ballerini italiani?
"Sono nato e cresciuto a Milano, è la mia città e io la adoro; non ho mai desiderato di meglio che ballare qui, alla Scala. Con Jacopo siamo molto amici e gli ho mandato un messaggio di bentornato in Italia sui social, quando ha deciso di rientrare dalla Russia".
A che punto è la sua salita nella gerarchia della compagnia?
"Nel 2021 ho vinto il concorso interno e sono arrivato alla mia posizione di solista di ora, mentre già stavo lavorando su ‘Labyrinth of Solitude’, l’a solo del coreografo nigeriano-tedesco Patrick De Bana, che è stato danzatore con Béjart, Neumeier, Duato, ed è un autore ispirato; l’ho ripresentato agli Arcimboldi, nel programma ‘Variazioni di bellezza’ ideato dal nostro direttore Manuel Legris; ballo anche nella sua ‘Verdi Suite’, che viene ripresa, visto il successo ottenuto".
Che tipo di solo è “Labyrinth of Solitude”? Ci vuole più tecnica o più espressione nell’interpretarlo?
"Dura undici minuti, quindi è piuttosto impegnativo; la tecnica c’è, ma è contenuta nel racconto; Patrick l’aveva creato per Vladimir Vasiliev del Teatro Bol’šoj, un ballerino compatto e potente, prendendo spunto alla vita di Nijinsky, il divo dei Ballets Russes dalla vita leggendaria, dai trionfi fino alla follia. Quindi si devono far vedere i suoi sentimenti, dalla giovinezza alla sua fine tragica; l’importante è dare un senso alla tecnica...".
È raro che un ballerino tanto alto sia rapido come si è visto in “Corsaire”. C’è una preparazione specifica, adesso, per ottenere questi risultati?
"No, ma anche se si ha una naturale facilità per la tecnica veloce, bisogna farne qualcosa, lavorare non solo su cosa si fa, ma come lo si fa; la lezione tutte le mattine, il training quotidiano in sala ballo ripetendo anche quel che già ti riesce, certo affatica, ma riscalda i motori per la scena, quando sale l’adrenalina, e dà sicurezza nello sfidarsi".
Vale anche per “Don Chisciotte” di Nureyev, di nuovo al Piermarini a fine anno?
"Mi sono già misurato con la coreografia ardua di Rudolf insieme a Kitri-Alice Mariani".
Una partner con cui sogna di ballare?
"Sicuramente Marianela Nuñez, classicissima. È uno dei miei grandi desideri in futuro".
Affetti? Famiglia?
"La mia famiglia mi ha sempre appoggiato. Per primo mio padre, convinto che avere una passione sia un bene per un ragazzo di oggi; ma poi anche mia madre, che era più esitante. Per crearmi una famiglia tutta mia, c’è tempo. Ora c’è la danza, a riempire totalmente la vita, salvo ascoltare tanta musica e visitare i grandi musei del mondo ovunque andiamo in tournée con la compagnia".