Joseph di Pasquale osserva il cuore di Milano non solo con l’occhio dell’architetto ma anche con quello del residente, perché abita in piazza Missori. "Il centro non può ridursi a una Disneyland per turisti – spiega – ma bisognerebbe riportare qui i residenti, ripensando il concetto di casa attraverso soluzioni innovative". Docente al Politecnico e vincitore di premi internazionali, tra cui il World Green Design Contribution Award 2015 per l’iconico Guangzhou Circle Building, di Pasquale ha delineato il suo approccio al tema urbano nel libro “Esseri Urbani. La città relazionale e i nuovi paradigmi dell’abitare”.
Come è cambiato, negli ultimi anni, il centro di Milano?
"Per decenni abbiamo assistito a uno spopolamento e a una chiusura di negozi di vicinato, mentre invece negli ultimi anni si vive una fase diversa. Grazie alla diffusione quasi epidemica della locazione turistica sono tornati i supermercati - ad esempio dal 2015 ne hanno aperti tre solo nella mia zona - il centro si è rivitalizzato ma con la presenza di una popolazione non radicata, aliena, di passaggio. Si può parlare, per questo, di una densità aliena. L’effetto è anche un innalzamento degli affitti e dei prezzi, e l’espulsione di quella classe media che, seppur elitaria, abitava in centro".
Quali leve si possono utilizzare per riportare in centro una popolazione più stanziale?
"Quello che stiamo sperimentando è un’innovazione nelle tipologie abitative, rendendo gli spazi più fluidi e riadattabili. Ad esempio nello stesso perimetro può vivere una famiglia mentre una camera, comune ma separata dalle altre, può essere affittata a uno studente, che per le sue necessità può vivere anche in uno spazio di 20 metri quadrati. Nello stesso spazio possono quindi convivere famiglie e single, con soluzioni come ingressi separati che possano garantire la privacy. Quando la famiglia si allarga, inoltre, quello spazio può essere liberato e riadattato".
Dove state sperimentando queste soluzioni?
"Abbiamo in corso un progetto pilota nella zona di viale Monza, ma ci farebbe piacere estenderlo anche ad aree più centrali. Potrebbe essere una soluzione per riportare in centro una fascia di popolazione più stanziale, favorendo quindi un giusto mix con le presenze turistiche, sfruttando spazi che rischiano di rimanere inutilizzati. Nel palazzo dove abito, ad esempio, quasi tutti gli appartamenti sono dedicati ad affitti brevi. Sono circondato di fatto da una popolazione di fantasmi, con cui è impossibile creare relazioni".
Sul fronte degli affitti brevi, come giudica la stretta di città come Barcellona?
"Limiti e divieti sono la soluzione più facile, ma secondo me non è una strada corretta. Piuttosto che limitare le libertà bisognerebbe sforzarsi per promuovere modelli alternativi".
Le indagini della Procura sui progetti di rigenerazione urbana stanno mettendo in discussione un modello, qual è la sua valutazione da professionista del settore?
"Le indagini stanno contraddicendo decenni di prassi consolidate in ambito urbanistico, provocando un danno economico enorme e una fuga degli investitori. I magistrati devono fare il loro lavoro, ma bisogna fare attenzione che la toppa non sia peggio del buco".
Sta lavorando a progetti su quartieri del centro?
"Avevo presentato una proposta su piazza Vetra, il Ponte di Vetra, per la ricucitura Nord-Sud del parco. Poi c’è la riqualificazione di corso Sempione e il Vercelli Village, un progetto di pedonalizzazione intelligente che servirebbe per rilanciare una storica zona dello shopping. Sono idee che potrebbero migliorare la qualità della vita in centro".