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Scopri la Barona, quartiere di Milano con una storia agricola, ora centro di comunità e culla di famosi rapper.
Si chiama Barona, il nome ricorda il titolo nobiliare di barone, che veniva assegnato a chi possedeva molte terre. E considerando la vocazione agricola che aveva in tempi remoti, sarebbe forse questa la vera origine del nome. In origine la Barona era una vastissima campagna che iniziava da Porta Ticinese, un luogo fuori dalle mura della città. Il borgo rurale fu poi annesso, come tanti altri piccoli centri che oggi corrispondono ai quartieri periferici al comune di Milano, solo nel 1873. La Barona però oggi non ha più nulla di nobile, se non nello spirito, forse, e nella ricerca di un senso di comunità che non si respira in tutte le vie di questo quartiere molto disteso e con due anime. Una più popolare, costruita per dare alloggi ai contadini inurbati e agli operai che iniziarono a lavorare nella grosse fabbriche che, nel tempo, erano sorte nello stesso quartiere. Il perimetro, se volessimo guardare il quartiere sulla cartina, è delineato dalle vie Boffalora, De Pretis, Mazzolari, Cascina Bianca, De Finetti e Danusso. L’area, parte della zona 6, è compresa tra la fermata della linea verde Romolo e quella di Famagosta, in prossimità del Naviglio Grande e di quello Pavese, adiacente al parco agricolo Sud. Dopo la fermata Famagosta, parte l’omonima arteria che solo all’altezza della piazza Miani, svolta verso il quartiere che ha dato i natali a molti rapper divenuti famosi: Marracash, Guè, Jack la Furia, per citarne alcuni. Se è vero che il luogo d’origine forma la personalità, diventando parte stessa della persona, allora la periferia è diventata parte integrante del rapper. E in quelle lunghe file di casermoni popolari, che trovano un loro centro in via Donne Partigiane, la musica ha aiutato i più giovani, le seconde generazioni a costruirsi una identità.
Prima di arrivare alla piazza si percorre via Barona che ancora porta i segni delle vecchie cascine lombarde abbandonate con l’arrivo delle grandi fabbriche, all’interno delle quali si sono trasferite piccole attività artigiane, carrozzerie. Dentro quelle costruzioni neanche troppo rimaneggiate hanno ricavato la loro sede imprese edili, falegnamerie che costruiscono porte e finestre, e piccole aziende. Un solo luogo di ritrovo si incrocia nella lunga via Barona ed è il ristorante "Bel sit", una osteria che ben funziona. Qui si può mangiare cucina tipica lombarda, nel locale non solo cibo, ma anche ballo, musica, cabaret, insomma intrattenimento. "É il ristorante bello della zona", ci dice Januita, 24 peruviana che proprio lì passeggia con il suo bambino. "Altrimenti - prosegue - bisogna raggiungere l’altra parte del quartiere, quella verso via Watt, molto più alla moda. Ma io qui ci sto bene, porto mio figlio alla ludoteca che c’è poco più in là. Questa è la parte più tranquilla del quartiere - aggiunge - ci sono servizi per i più piccoli e anche un centro ascolto per le donne in difficoltà, in via Ponti. Sono volontarie molto brave che aiutano gli immigrati nel difficile processo di integrazione". Qualche centinaia di metri oltre via Barona infatti c’è la piazza Enzo Paci. Per trovare un’anima più commerciale e più “viva“ bisogna però fermarsi in piazza Miani. Ad aggregare i residenti del quartiere sono le pasticcerie, come Dolci Memela, che promette dolci napoletani autentici, ma è anche rosticceria. Sul lato opposto c’è un laboratorio di cake design e, ancora, proseguendo nel giro attorno alla piazza Miani, a testimonianza degli anni passati, ci sono ancora alcuni negozi che non si sono lasciati travolgere dalla moda, come quello di giocattoli "Da Angela" che ha mantenuto l’autenticità anche nelle vetrine.
Poi ci sono le due saracinesche della Macelleria Arosio aperta dal 1962, stesso anno del negozio attiguo. L’anima più contemporanea, invece, della Barona, si trova in via Watt, il luogo che ha saputo trasformare il passato industriale in una nuova cifra di design. La via nasce tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, e enne intitolata all’inventore scozzese. La ex Richard Ginori è una grande area di archeologia industriale degli anni Venti che è stata completamente recuperata e restaurata grazie a un investimento privato. Un gioiellino della prima Milano industriale. Da quella struttura sono stati ricavati loft e ristoranti gourmet.