Il progetto The Sign trasforma la Barona: nuovo volto per il quartiere milanese

Il progetto The Sign riqualifica la Barona, migliorando la vivibilità con uffici, spazi verdi e nuove infrastrutture.

Il progetto The Sign riqualifica la Barona, migliorando la vivibilità con uffici, spazi verdi e nuove infrastrutture.

Il progetto The Sign riqualifica la Barona, migliorando la vivibilità con uffici, spazi verdi e nuove infrastrutture.

"Questo processo di cambiamento della città migliora la condizioni di vita di tutti gli abitanti, anche in un quartiere come la Barona. Un miglioramento, rispetto al passato, che è evidente". Una riflessione messa sul tavolo da Massimo Roj, Ceo e founding partner di Progetto CMR. L’architetto, vincitore del Compasso d’Oro Adi 2024, ha firmato il progetto del business district The Sign sviluppato da Covivio a pochi passi dalla stazione Romolo, maxi-polo di uffici, tra cui il nuovo quartier generale L’Oréal, sorto dopo la demolizione della storica Fonderia Vedani, dismessa dal 1997.

Il progetto The Sign ha trasformato un’area abbandonata. Quali sono gli influssi su un quartiere, interessato dal progetto, come la Barona? "Grazie al progetto The Sign ci sono circa cinquemila persone che lavorano nel business district, a cui si aggiungono 8-9mila studenti Iulm e un altro migliaio di impiegati di Italgas. In passato quelle erano zone rischiose, con evidenti criticità. Adesso alcune case popolari sono state migliorate facendo il cappotto, ci sono nuovi negozi, aree pedonalizzate e ciclabili, spazi verdi e giardini. The Sign non è un’isola, ma un intervento che porta benefici a tutti i quartieri interessati, e anche ai loro storici residenti".

È l’ultima fase di un lungo percorso di cambiamento? "A Milano il cambiamento non è rapido come ad esempio nelle metropoli asiatiche, ma è graduale e costante. Ci sono nuove costruzioni, riqualificazioni di aree dismesse, cambi di destinazione d’uso di aree. L’arrivo della Iulm ha fatto da apripista, poi l’area si è sviluppata in modo concreto e importante, con il progetto The Sign inserito nel percorso verso una città policentrica, che arricchisce tutta Milano".

Servirebbe uno sforzo maggiore sul trasporto pubblico? "La zona, a mio avviso, è già ben connessa. Poi si stanno sviluppando anche nuove forme di mobilità, come ad esempio i motorini elettrici. La creazione di piste ciclabili incentiva l’uso della bicicletta".

Tornando al progetto The Sign, che cosa ha ispirato il progetto degli edifici? "Ho sempre sostenuto che gli edifici sono come organismi viventi, ma quando gli uomini escono la vitalità viene meno. Allora ho pensate a facciate in grado di vivere, trasformarsi e riflettere i cambiamenti. I primi edifici hanno una pelle cangiante, che riflette luce e colori, simbolo di rinascita come il sole che sorge. Il quarto palazzo, la sede di L’Oreal, è memoria del passato industriale, resa anche dal colore che ricorda materiali ferrosi: grigio, azzurro, blu. Poi c’è il “segno luminoso“ simbolo dell’area, e il giardino dove oggi sono tornati gli animali: scoiattoli, rane, anatre, api. Mi è capitato di vedere anche una biscia".

Andrea Gianni