L’idea di partenza: integrare la filiera del Design con l’industria del Real Estate puntando su personalizzazione e tecnologia digitale; l’anno: il 2016; l’obiettivo, raggiunto: l’integrazione di filiera tra interior design, residenza e sviluppo di progetti immobiliari. Merito di Lorenzo Pascucci, Ceo di Milano Contract District, che oggi riunisce, sotto un unico modello di business e market place, tre showroom con spazi espositivi di oltre 3.000 mq con i brand eccellenti del design Made in Italy, il laboratorio romano di recente apertura (Design Contract District), una solida struttura logistica interna ed un team di progettazione, design e client management di oltre 90 professionisti e tre hub logistici, l’headquarter di oltre 700mq a Milano, uno di oltre mille mq a Rho, un terzo sul territorio di Roma.
Il segreto del successo?
"Aver processato in modo efficace l’integrazione della filiera interior design con la proposta immobiliare – ragiona Pascucci –. Una rivoluzione nel modo di approcciare il prodotto di arredo di marca, rendere accessibile a migliaia di famiglie prodotti di alto il llivello attraverso un processo di un’esperienza d’acquisto che con l’immobile include anche un pezzo di design, dalle cucine alle armadiature al bagno e luci. Tutto valorizzato e reso reale, rispetto ai rendering stupendi ma privi di sostanza e inaccessibili...".
Nessun timore della concorrenza?
"Non esiste un servizio che accompagna per due anni il cliente e poi nella post vendita".
Ha trovato resistenze nel suo modello di integrazione design system e industria del real estate?
"Andavamo a snaturare dinamiche consolidate: vendita al metro quadro e sconto erano le due variabili su cui si poggiava una proposta immobiliare. Noi abbiamo fatto capire - grazie ai risultati dei primi sviluppi immobiliari - quanto conti un servizio di “interior“ di marca per l’acquirente interessato a un’esperienza diversa rispetto alla tradizionale vendita in un negozio tradizionale a ridosso del rogito".
Come è arrivata l’idea?
"La nostra innovazione non è “distruptive“, non è l’Iphone che ha rivoluzionato il modo di comunicare. L’idea è di complicare il processo di acquisto perché è complicato il modo di pensare in Italia, con la possibilità di personalizzare il setting di arredo su carta, organizzare una filiera di risorse e processi orientate ad abilitare questa esperienza. Mentre all’estero la cucina è magari made in Italy ma puoi scegliere due colori, con noi puoi personalizzare ogni dettaglio dal layout. Perché in Italia si vuole avere un appartamento unico anche rispetto all’inquilino dello stesso pianerottolo".
Il vostro cliente tipo?
"Siamo nati per un’edilizia residenziale con posizionamento medio e medio-alto offrendo marchi adatti a convincere del posizionamento di un immobile. Abbiamo ampliato modelli e target di riferimento. Oggi lavoriamo con aziende che coprono prezzi e target dall’entry level all’alta gamma. In centro o periferia, Roma o a Milano".
I vostri numeri oggi?
"Lavoriamo fra 500 e 700 appartamenti all’anno, abbiamo 78 dipendenti interni".
Il vostro modello è possibile solo in grandi città o pensate di esportarlo anche altrove?
"Servono volumi importanti per far funzionare il modello. Non basta una bella residenza sul mare. Per ora ci focalizziamo su
Milano e Roma, guardiamo a Como che vive un bel momento di sviluppi immobiliari di livello molto alto e stranieri che apprezzano il servizio integrato all’immobile".
E gli affitti di case arredate?
"Siamo presenti nel “B to rent“ al fianco di grandi realtà bancarie e assicurative che hanno in pancia nella parte real estate edifici iconici e importanti che accompagniamo in questo processo di riqualificazione e targetizzazione di arredi in funzione di budget e qualità di prodotti.
Ora stiamo lavorando davanti al Castello Sforzesco dove sorgeranno 60 appartamenti da 200-300 mq, e alla Maggiolina con 250 appartamenti".
Dovesse comprare casa a Milano, lei dove investirebbe?
"Scalo Farini, Scalo Romana. Ma se devo guardare in prospettiva l’anello che congiungerà via Cenisio-Stilicone-Principe Eugenio, il quadrante oltre il Cimitero Monumentale sono assi, fino a piazzale Accursio, destinati a offrire buone opportunità a prezzi corretti. Si riqualificherà anche con il Consolato americano e c’è un tessuto sociale interessante, grazie ai trasporti: in 20’ si arriva nel cuore di Milano, anche in bici..."