
Paola Brambilla ha parlato di assicurazioni e finanziamenti per garantire la sostenibilità delle infrastrutture
Milano, 6 marzo 2025 – Dalla teoria green alla pratica delle scelte amministrative. O meglio, dagli obiettivi ideali di sostenibilità a concrete azioni di governo del territorio. Il sesto appuntamento della Sustainability Winter School del Gruppo Cap dedicato agli amministratori della Lombardia, si è addentrato negli strumenti a disposizione delle amministrazioni per attuare politiche sostenibili e anche su obblighi, rischi e i vantaggi che a tali politiche si accompagnano.
In cattedra per prima Paola Brambilla, coordinatrice della Commissione Via (Valutazione di impatto ambientale) del ministero dell’Ambiente che ha affrontato il tema delle assicurazioni e dei finanziamenti delle infrastrutture sostenibili sul territorio.
I rischi globali
Il punto di partenza è il rapporto 2025 sui rischi globali realizzato dal World Economic Forum in cui emerge che i rischi maggiori percepito dalla popolazione per i prossimi dieci anni siano proprio quelli a livello ambientale (eventi meteo estremi, perdita di biodiversità, collasso delle risorse), seguiti da quelli legati alla disinformazione, alla cybersecurity e alle diseguaglianze sociali ed economiche.
“Siamo quindi in un contesto in cui le emergenze ambientali o la gestione della dimensione dell’insicurezza riducono le risorse che le comunità locali hanno a disposizione per i servizi alla persona”.
Le strategie
Ne consegue la necessità di progettare infrastrutture resilienti che siano cioè in grado di resistere agli effetti dei cambiamenti climatici e allo stesso tempo di ridurre al minimo il loro impatto sull’ambiente. E questo non tanto in un’ottica “idealistica" quanto in quella pratica, di risparmio economico.
Le infrastrutture infatti sono soggette per legge ad assicurazioni molto onerose, sia per l’operatore pubblico che per quello privato. I cui premi e gli eventuali rimborsi ormai - “i tempi sono cambiati, gli effetti del cambiamento climatico sono una realtà consolidata” - dipendono anche dalle misure di prevenzione e mitigazione messe in campo al momento della loro progettazione e realizzazione. Le compagnie cioè si chiedono “cosa è stato fatto per evitare o minimizzare i rischi?”.
Per questo le amministrazioni hanno a disposizione diversi strumenti, ad iniziare dalla Verifica Climatica - una sorta di aggiornamento della Vas (Valutazione di impatto ambientale) - delle infrastrutture che, per esempio, considera come e quanto interferisce sugli obiettivi climatici, quante risorse (energetiche e idriche) utilizza e quale sia il suo impatto in termini di emissioni.
I costi
La sostenibilità, naturalmente, costa. Anche se gli studi (e i fenomeni estremi degli ultimi anni) dimostrano che sul lungo periodo è comunque conveniente. Per le amministrazioni si pone quindi il tema del reperimento delle risorse e la necessità di ricorrere alla partnership con operatori privati. Tema affrontato da Enrico Bellazzecca, ricercatore del Politecnico che si occupa proprio di studiare le forme ibride di organizzazione come, appunto, partenariati pubblico-privati. Che sono di tre tipi: Pbr, Sib e Outcome Fund.
Gli strumenti
I Pbr (Payment By Results) - i più diffusi in Italia - prevedono il pagamento da parte dell’operatore pubblico solo al raggiungimento degli obiettivi, i Sib (Social impact bond) nei quali interviene un terzo attore privato che si occupa del finanziamento e i cui interessi vengono ripagati dal pubblico solo dopo verifica dei risultati.
Infine lo strumento più moderno e complesso, ma anche quello con più potenzialità, l’Outcome Fund, nel quale un attore privato si occupa di raccogliere gli obiettivi delle PA, di reperire i fondi e di individuare un ente valutatore esterno.