È il nono titolo verdiano che il maestro Riccardo Chailly dirige al Piermarini e l’undicesima stagione scaligera che inaugura. Dopo il trittico giovanile (Giovanna d’Arco nel 2015, Attila nel 2018 e Macbeth nel 2021), l’anno scorso aveva scelto per il 7 dicembre un grande titolo, spesso proposto in apertura di stagione, “Don Carlo”. Quest’anno la scelta è stata controcorrente: restituire alla città un’opera che non asolta dal vivo da mezzo secolo.
La forza del destino, d’altronde, è un capolavoro che fa capolino raramente sul cartellone: le ultime esecuzioni risalgono al 1999 con Riccardo Muti (versione scaligera del 1869) e al 2001 con Valery Gergiev e i complessi del Mariinskij (versione di San Pietroburgo del 1862). L’unica volta che ha aperto la stagione è stato nel 1965, con Gianandrea Gavazzeni sul podio e la regia di Margherita Wallmann.
Lo ricorda Chailly: "Il primo pensiero sulla Forza del destino è collegato al maestro Gavazzeni che 59 anni fa portava questo titolo a inaugurare la stagione della Scala: è fondamentale guardare indietro. La Scala vanta una grande storia, segnata da eventi che toccato fortemente il melodramma: 59 anni sono troppi. L’ultima rappresentazione è stata 25 anni fa, ma è passato comunque troppo tempo e la grandezza di un capolavoro si ha con la possibilità di un ascolto diretto".
È riuscito a riproporlo alla Scala "perché abbiamo un cast formidabile, anzi due, che si alternano", ricorda Chailly, sottolineando la complessità dell’impresa: "Servono voci importanti". Il forfait del tenore tedesco Kaufmann a tre settimane da Sant’Ambrogio non lo ha fatto desistere: Brian Jagde - che poche settimane fa ha interpretato Alvaro con successo anche a Barcellona - ha accettato la sfida. E poi c’è lei, Anna Netrebko, "la mia eroina verdiana da Giovanna d’Arco in poi", l’ha battezzata con affetto. E c’è il coro della Scala, "patrimonio dell’umanità", in quest’opera centralissimo. "È una delle opere più difficili anche per il coro - confessa il direttore, Alberto Malazzi -: è stato fatto un lavoro immenso per trovare il carattere e il colore giusto".
"Questa musica ci eleva in modo irresistibile – sottolinea ancora Chailly –: la regia di Leo Muscato non è mai un ostacolo alla musica. Avevo bisogno di un senso di continuità perché uno dei danni storici di cui ha sofferto quest’opera sono le continue interruzioni per cambi di scena". Insieme hanno trovato la quadra e La forza del destino. Che aprirà la stagione con una dedica speciale, all’"immensa Renata Tebaldi", scomparsa vent’anni fa. Sarà eseguita la versione del melodramma in quattro atti, su libretto di Francesco Maria Piave, riscritta proprio per la Scala nel 1869. Interamente, senza tagli.