Ecco le rotelle nel cuore. Così salviamo i cani disabili

Il miracolo di Veronica, che aiuta e cura "gli scarti che nessuno vuole". E restituisce la serenità e la fiducia negli umani ai cuccioli maltrattati.

Ecco le rotelle nel cuore. Così salviamo i cani disabili

"La disabilità non è un problema. Così come le persone, anche i cani ‘invalidi’ non devono

essere visti come incapaci di vivere una vita normale. Perché non è così". Veronica Bonacina fondatrice dell’associazione ‘Rotelle nel cuore’, nel rifugio che ha creato da zero a Villa d’Adda, cura "gli scarti che nessuno vuole", gli animali rifiutati. Lei si occupa del loro recupero psicofisico, in una villa con un grande giardino adattata per ospitare i quattro zampe con disabilità. "Nella nostra struttura tutti i cani che non hanno una buona autonomia di movimento vengono dotati di un ausilio ortopedico studiato in base alle loro necessità – racconta –. Non usiamo box o sistemi di isolamento se non per gravi casi come situazioni post operatorie". La struttura è divisa in stanze, organizzate raggruppando un numero limitato di cani in base a compatibilità caratteriali e di stazza. Non solo cure e bisogni di prima necessità come pappe e medicinali. "Per ogni cane viene organizzato un percorso di recupero psicologico mirato al suo benessere", spiega Veronica, che di questo ha fatto questo la sua ragione di vita.

"Lavoravo in un supermercato come addetta alla vendita e ho deciso di mollare tutto e dedicarmi a loro, i cani disabili". La svolta è avvenuta grazie a Tobia, il suo cane, un ex randagio diventato paraplegico. "Mi sono chiesta: chi si occupa dei cani come Tobia, che nessuno vuole?". Da allora, il suo impegno.

"Spesso, anche quando sono in giro con i cani, mi dicono “Perché non li fa sopprimere?“. Tanti li considerano inutili, invece - carrozzina o no - la loro curiosità e la voglia di vivere sono nettamente superiori ai limiti fisici imposti dalla loro disabilità".

Veronica cerca di cambiare anche la cultura di chi incontra e la sensibilità nei confronti dei cani disabili, coinvolge volontari nelle attività, dalle passeggiate al recupero, a cura e gestione per i cani ospiti del rifugio.

"Quando ho deciso di realizzare il mio sogno per aiutare i cagnolini meno fortunati ne ho parlato con delle amiche che hanno condiviso il mio progetto. Cosi abbiamo iniziato non 4 e ora siamo 17 volontari. I cani ospiti nel nostro rifugio sono una ventina e oltre a loro, offriamo anche stalli a tempo indeterminato permettendo a persone con difficoltà di poter dedicare al proprio cane con disabilità le migliori cure. Non lasciamo nessuno da solo". Si organizzano banchetti e lotterie per raccogliere donazioni, interamente dedicate alle cure e alle necessità dei cani (per chi volesse fare

una donazione, iban: IT54V0306909606100000173153).

Le storie di “rotellini“ sono storie di rinascita, di speranza, di forza di volontà. Degli animali e dei volontari. Da Trilly salvata dalla Cina, dove stata per essere uccisa e cucinata nel festival di Yulin, mercato durante il quale molti animali vivi vengono venduti per poi essere mangiati. Impossibile farle recuperare l’uso delle zampe posteriori, ma Trilly ora si muove e abbaia felice nel rifugio. Invece Shadow viveva in un branco di cani randagi a Salerno: ha danni alla colonna vertebrale, qualcuno le ha sparato con proiettili e oggi, pur diffidente (giustamente) nei confronti di tutti, è rinata, viziata e coccolata nel canile rifugio.

Stewie arriva dall’Albania dove è stato salvato dai maltrattamenti, dopo essere stato pestato e lanciato in un burrone. Le sue ferite, e il cimurro che gli ha causato problemi neurologici e un’andatura traballante, sono indelebili. Ma ha ritrovato l’affetto.

Come Angel, cucciola abbandonata in una bacinella di plastica tra le erbacce di una strada di montagna di una frazione di Cava de’ Tirreni, perché le sue zampine posteriori non avevano sensibilità. I veterinari pensano sia stata vittima di un investimento o di maltrattamenti. I danni non le permetteranno più di camminare ma, lei come gli altri, ora possono muoversi in carrozzina, abbaiare e farsi ricambiare un poco del grande amore che batte nei loro cuoricini. E se ci fossero dubbi, basta ascoltare uno dei racconti di Veronica. "Talvolta portiamo i nostri cani dai bambini malati e disabili ricoverati – svela –. È emozionante, allora, vedere come i cani, anche il pitbull disabile rifugiato da noi, si fanno fare qualsiasi cosa dai piccoli pazienti. Anche i più vivaci, diventano mansueti, capiscono le fragilità dei bambini". Insomma, la fragilità per curare altre fragilità. A intrecciare un solido filo. D’amore.

Violetta Fortunati