DIEGO VINCENTI
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Il sogno di Valentina: "Regaliamo felicità in un ex magazzino. E non è certo poco..."

La Pescetto e il successo di un teatro che è anche un piccolo miracolo "Il nostro è un luogo speciale, come casa, con un’anima internazionale".

Il sogno di Valentina: "Regaliamo felicità  in un ex magazzino. E non è certo poco..."

La Pescetto e il successo di un teatro che è anche un piccolo miracolo "Il nostro è un luogo speciale, come casa, con un’anima internazionale".

How long is now? Come stava scritto sul Tacheles di Berlino. Quanto è lungo questo nostro tempo presente? La risposta sfiora il mistero. Ma breve o lungo che sia, fACTORy32 ha deciso di trasformarlo nel proprio terreno di indagine.

Di ragionarci con calma. Intitolando la nuova stagione “Now”: adesso. Che peraltro è concetto irrimediabilmente teatrale. Si ricomincia dunque nell’ex magazzino di tappeti di via Watt. Ora palcoscenico vivacissimo, fondato e diretto da Valentina Pescetto. Che qualche tempo fa ha inseguito il proprio sogno di bambina. E ha fatto bene. Sesto anno di vita. Tredici spettacoli.

Partendo il 18 ottobre da “Casa di bambola. Parte 2” di Lucas Hnath. E poi la consueta, corposa proposta di corsi. Per adulti e bambini.

Valentina, perché “Now”?

"Siamo un teatro molto giovane, per gusto e per anagrafe. Lavoriamo da sempre sul contemporaneo. Ma quest’anno in maniera particolare, affrontando i grandi temi dell’attualità che sento vicini. Basti pensare alla condizione femminile a cui rimanda Nora in “Casa di bambola”, la questione ambientalista raccontata dagli adolescenti in “Can you hear me?” o il senso profondo della vita che emerge in “Questionario per anime buone” di Gaia Magni, a febbraio".

Come è cresciuto FACTORy32 in questi anni?

"Siamo più solidi, è aumentato lo staff e la scorsa stagione abbiamo avuto un centinaio di allievi nei nostri corsi. Ma soprattutto è cresciuto l’affetto da parte del pubblico. Vedo finalmente una fidelizzazione, gli spettatori si sentono come a casa e abbiamo anche i nostri abbonati, che ci seguono con un amore che mi emoziona. In qualche modo regaliamo un po’ di felicità, in un ex magazzino. Non è una cosa piccola".

Come vi collocate nella galassia teatrale milanese?

"Dallo scorso anno siamo convenzionati con il Comune per la triennalità. Abbiamo sempre avuto un sostegno annuale. Ma questa volta ci siamo mossi per poter lavorare su una progettualità più ampia. Un segno tangibile del buon rapporto che continuiamo ad avere con l’istituzione e con il Municipio 6".

Nella vostra attività hanno un ruolo importante i corsi di formazione teatrale.

"Ci sono proposte molto diverse, per adulti e per bambini, in italiano e in inglese. Riproporremo poi il seguitissimo master “Come nasce uno spettacolo”, a cui si aggiungono i percorsi dedicati agli adolescenti, sempre proteggendo quella sensibilità internazionale che è diventata una nostra caratteristica, anche in stagione. Dall’8 al 10 novembre abbiamo in programma ben tre spettacoli in inglese".

La nuova produzione?

"A maggio “Lettera da una sconosciuta”, con cui proseguiamo la trilogia su Stefan Zweig. Lo scorso anno le repliche di “Paura” sono state fra i momenti più belli, un emozionante finale di stagione. Ricordi che mi tengo stretta. Insieme alla magia creatasi nel week end dedicato a Milano, con una reazione incredibile da parte del pubblico. Una reazione vera, sincera. Proprio com’è fACTORy32".

Ma che modello aveva quando ha iniziato?

"Andrée Ruth Shammah, donna appassionata e tenace. La stimo molto e il Franco Parenti è un luogo speciale".

Cosa si augura per le prossime stagioni?

"Di rafforzarci ancora. E poi di lavorare sulle relazioni e su un senso di famiglia sempre più allargata, dove tutti si sentano a casa. Ma credo che questo un po’ lo stiamo già facendo".