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La versione di Emma (Marrone). Due famiglie, una casina le ciabatte al ristorante. E ora i Magazzini Generali

La vita milanese della cantautrice salentina trapiantata a Roma: "Adoro questa metropoli anche se ai primi tempi mi sentivo l’Artemio interpretato da Pozzetto nel “Ragazzo di campagna“".

Spinelli

on sono la migliore, sono Emma". Lei, Miss Brown, se ne dice convinta, nell’attesa di approdare ai Magazzini Generali il 26, 27 e 29 novembre col suo “Souvenir In Da Club” per tre notti ad alto volume. "Lo trovo un claim bellissimo per scuotere la gente e stimolarla a cercare la propria personalità – dice –. Avere carattere, infatti, non significa essere necessariamente il numero uno, il migliore sempre e a tutti costi".

Per lei non è la prima volta nei club.

"Subito dopo la popolarità conquistata davanti alle telecamere di ‘Amici’ avevo cantato all’Alcatraz. Ai Magazzini finora c’ero andata solo a vedere i concerti degli altri, ma rimane il mio club milanese per eccellenza. E per il tipo di rapporto che voglio avere con il pubblico in questo giro di concerti preferisco tre show da 800 spettatori che uno da 2.400".

Stavolta niente schermi o effetti speciali.

"Si tratta di una precisa scelta artistica. Nei palazzetti avevo un corpo di ballo, una volta mi sono portata pure un tappeto elastico, un’altra ho pensato ad una scenografia su due piani collegati da una pertica, un’altra ancora un palco era a tre piani con ballerini che si gettavano da uno all’altro appesi a delle corde. In questo momento avevo bisogno di fare una cosa essenziale e di farla subito. Ad un mese dall’uscita del nuovo disco".

Perché?

"Perché la mia ultima esperienza di tournée era stata durante la pandemia, con la gente seduta e mascherata. Quindi avevo una gran voglia di tornare ad incontrarla in condizioni normali. La soluzione del club era la sola ad offrirmi l’opportunità di tornare sulla strada in tempi rapidi e di ‘riallenarmi’ ad avere un rapporto fisico col pubblico".

A proposito, “Souvenir” che accoglienza sta ricevendo?

"Lo cantano tutti e questo, data dopo data, mi sta convincendo di aver fatto un buon lavoro. Ci sono pezzi che non sono stati ancora dei singoli e la gente canta alla stessa stregua di ‘Cercavo amore’ o ‘Non è l’inferno’. Probabilmente in ‘Souvenir’ si sono riallineati dei pianeti, io sono stata più in bolla che in altri dischi e tutto ha ripreso a funzionare. I vecchi fans hanno magari ritrovato la Emma degli esordi e quelli che mi seguono dai tempi di ‘Amici’ una che non conoscevano".

Fra l’altro le consente pure di “rivendicare” pezzi come “Fortuna” o “Alibi” che sui palchi non cantava da un po’.

"Sono pezzi nati già col sapore da club, ma quest’ultima dimensione mi offre l’opportunità di recuperare pure vecchie hit come ‘Occhi profondi’ o ‘In ogni angolo di me’ che sono state pietre miliari della mia carriera e, con la loro anima scura, elettronica, ben si prestano ad una ‘rispolverata’ nei club".

Mai pensato di raccontarsi a teatro tra musica e prosa come alcune sue colleghe?

"La vedo difficile. Per stare in teatro occorre una preparazione enorme e bisogna avere una memoria che non penso di avere. Quindi meglio lasciarlo a chi lo sa fare".

Senza pensarci, qual è stato fin qui il momento più esaltante della sua carriera?

"Aprire il concerto di Vasco ad Imola".

E quello che avrebbe evitato volentieri?

"Girare l’ultima stagione di ‘A casa tutti bene’ con il corpo sul set, ma la testa ai miei problemi familiari. Debbo dire che in questo Gabriele (Muccino, ndr) m’è venuto incontro tantissimo, anticipando sul calendario le riprese di tutte le mie scene per consentirmi di fare in 15 giorni il lavoro di tre mesi e tornare a casa di corsa da mio padre malato".

Ai Magazzini forse arriverà pure Lazza a condividere “Amore cane”, come nel disco. Con lui com’è andata?

"Mentre provavamo in studio ‘La fine’, il pezzo duettato a Sanremo la sera delle collaborazioni, Lazza, che è un entusiasta, continuava a chiedermi: e tu ‘zia’ non hai niente da farmi ascoltare? Così, gli ho messo in cuffia ‘Amore cane’ e la prima cosa che m’ha detto è stata: ‘a zì, questa te lo voglio feattare’. Era gennaio. All’inizio dell’estate mi chiama dicendo: ‘a zì, c’ho due giorni liberi, andiamo da Drillo (nel suo slang, il produttore Drillonaire, ndr) a fare ‘sto feat? Così è stato".

“Sentimentale”, un altro brano di “Souvenir”, richiama “Sweet dreams” degli Eurythmics.

"Assolutamente sì. L’ho scritta pensando al live e alla mia prima passione, la musica elettronica. Così come in ‘Carne viva’ o la stessa ‘Amore cane’ ci siamo rifatti molto ai suoni di gente come Post Malone o Drake. Ma, in cerca di idee, abbiamo ascoltato molto pure i dischi Miley Cyrus o della giovanissima Olivia Rodrigo".

In classifica singoli come “Mezzo mondo” e “Iniziamo dalla fine” sono rimasti entrambi sopra il quarantesimo posto. Nel mondo musicale di oggi Emma gioca un altro campionato?

"Sotto questo aspetto non sono una competitiva. Quattordici anni fa, quando vendevo dischi a palate e andavo prima in classifica non avevo le radio, non avevo buone critiche, né la stampa dalla mia parte. Ero vista come un prodotto".

E poi?

"Poi ho fatto delle scelte e sono arrivate le radio, la critica ha iniziato a guardarmi con altri occhi e qualcuno mi ha pure dato quel ca**o di attestato di cantautrice. Nella vita per riuscire ad allineare gli astri devi fare un lavoro di fino da portare avanti con gli anni. In questi 14 anni mi è cambiato il mondo attorno, c’è stato un ricambio generazionale, ma l’onestà di quel che fai paga. L’importante è resistere e lasciare una traccia che duri molto più di una classifica settimanale".

Continua a dividersi tra Roma e di Milano...

"Alla fine, ho dovuto trovare un compromesso con me stessa e fare pace col fatto di vivere sul Frecciarossa. A Milano, infatti, ho una micro-casa dove passo circa la metà del mio tempo, perché buona parte del lavoro sta qua e pure una bella fetta di amici. Insomma, è come se avessi due famiglie, una a Roma e una a Milano".

Per lei Milano che film è?

"Forse un po’ ‘Il ragazzo di campagna’ di Castellano e Pipolo. Per un certo periodo mi sono sentita un po’ l’Artemio interpretato da Renato Pozzetto, che lascia la campagna per andare a vivere in un micro-appartamento in città. Pure io arrivata dal Salento tra i grattacieli e le metropolitane milanesi ho avuto la sensazione di essere fuori luogo. Poi l’esperienza m’ha fatto crescere, anche se continuo a presentarmi con le Birkenstock nei ristoranti. Tanto qua tutto fa moda".