
"Commosso e orgoglioso di ascoltare 5mila britannici intonare la mia “Miss Italia“ nella lingua di papà. Fin dall’inizio della carriera la mia musica ha avuto come riferimenti obbligati Dalla, Battisti, De André".
Notti magiche. Di passioni. L’idea di chiamare proprio “Notti romantiche” lo spettacolo con cui torna questa sera al Teatro Arcimboldi di Milano rappresenta, infatti, per Jack Savoretti il modo di coniugare le radici di “Miss Italia”, ottavo album della sua discografia e primo non in inglese, coi sentimenti virati tenerezza che gli suscita il paese paterno. Gli stessi di “Canzone romantica”, uno degli estratti del disco a cui strizza l’occhio il titolo del tour. In concerto stasera a Milano, il rocker "che canta in inglese, ma sogna in italiano" mette a nudo agli Arcimboldi l’anima cantautorale celata dietro ai muscoli di quella sua voce screziata e sensuale. Apre la serata il set di Layana.
Savoretti, all’estero qual è stata la reazione alle canzoni in italiano di questo suo disco?
"Mi ha stupito soprattutto quella del pubblico d’oltre Manica, che solitamente lascia pochi spazi alla musica non cantata in inglese. Di questo devo ringraziare anche la squadra alle mie spalle, che ha fatto un lavoro eccezionale, riuscendo a far inserire due canzoni dell’album, quasi tre, nelle playlist radio della Bbc. Ammetto che m’ha commosso sentire cinquemila persone cantare in italiano, a conferma che è sempre stata la musica a dare identità alle mie radici liguri".
E nel resto d’Europa?
"Pure in Grecia la reazione è stata bellissima, così come in Romania, in Germania e in Svizzera".
I pezzi con più presa?
"Molto bene ‘Bada bing bada boom’, anche se la più cantata è la stessa ‘Miss Italia’ perché è forse la più scherzosa dell’album, quella che sottolineando certi cliché mi fa sempre provare un po’ di nostalgia, perché in fondo sono quelle le ‘cartoline’ italiane che mi porto dietro. E se dal vivo piace tantissimo è anche per ha una struttura formato vecchia scuola melodica italiana".
Ospiti confermati?
"Galeffi, Kaze, sicuri. Natalie Imbruglia ha detto che deciderà solo oggi, perché pure lei a Natale è piena d’impegni".
Dopo Milano cosa l’aspetta?
"Riprenderò il lavoro sul prossimo album, perché scrivere ‘Miss Italia’ con autori italiani mi ha insegnato tantissimo restituendomi una gran voglia di fare canzoni e sprofondandomi in una cultura anche diversa rispetto a quella del cantautorato in cui ero cresciuto. Tutto quello che ho imparato dagli autori italiani ora voglio utilizzarlo nel mio nuovo album in inglese".
Anche se cantato nella sua prima lingua il prossimo album manterrà qualche presenza italiana?
"Quello sì, sempre. Già dai miei primi dischi si avvertiva l’influenza esercitata sulla mia musica da riferimenti obbligati come Dalla, Battisti, De André. Due lingue, due scritture diverse, perché in italiano la poesia conta e il cantautorato è più intellettuale dell’inglese. Pure questo m’ha spinto a cercare musicisti e altri addetti ai lavori italiani, a cominciare da Tommaso Colliva che produrrà pure il successore di ‘Miss Italia’".
I suoi figli parlano italiano?
"No. Conoscono solo due parole: ‘fai rumore’. Tanto per dire qual è la presa di Sanremo pure sui più piccoli".
Sanremo?
"Già. Il primo che mi ricordo del Festival è quello del ’92, vinto da Aleandro Baldi e Francesca Alotta di ‘Non amarmi’, avevo 8 anni e mi trovavo in Italia con papà Guido che faceva il mediatore marittimo ed era qui per lavoro".
Al Festival c’è andato pure lo scorso febbraio ospite di Diodato con la cover di “Amore che vieni, amore che vai”.
"Sarò sempre grato ad Antonio per avermi dato l’opportunità di affrontare con lui quel palco cantando una delle mie canzoni preferite di uno dei miei autori preferiti. Forse a causa dello stress di esibirci all’una del mattino sulla prima frase mi sono uscite le parole sbagliate, croce che mi porterò dietro in eterno perché non si fa così con De André. Magari avrò modo di recuperare".
Potendo avere in studio un grande artista con cui non ha mai lavorato, chi chiamerebbe?
"Conoscendolo bene come uomo, come artista, come maestro, mi piacerebbe molto fare qualcosa con Paolo Conte. Trovare parole da sposare con la sua musica, o musica da sposare con le sue parole, per me sarebbe il massimo".
E potendo avere in una sua canzone, grazie all’intelligenza artificiale, la voce di un grande del passato chi vorrebbe?
"Johnny Cash. Sentirgli cantare una mia canzone, come ‘Singing to strangers’ ad esempio, sarebbe davvero bello".
Andrea Spinelli